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Non che si tratti di questione che ha il carattere dell’emergenza, però, insomma: non è possibile che al giorno d’oggi bar e ristoranti non offrano ai propri clienti una più o meno ricca selezione di vini del territorio in cui si trovano
Entrare in un bar di Spoleto e trovare come aperitivo un qualsiasi Prosecco Extra Dry o un normalissimo Gewürztraminer altoatesino ha il sapore un po’ amaro della beffa, specie con la consapevolezza che spendendo qualcosa in più sarebbe possibile proporre (anche) uno o più Trebbiano Spoletino, vino peraltro capace di stupire nelle versioni più diverse: sia frizzante che macerato sulle bucce, per non parlare della classicissima e sempre più diffusa versione in bianco. Lo stesso vale per il Lago Trasimeno, area capace grazie alla spinta propositiva di diversi produttori di offrire oggi un ventaglio di scelte molto meno banali di un tempo tra Gamay (come viene chiamata localmente la grenache, o cannonau) vinificato sia in rosso che -forse più facile da servire al bicchiere- in rosato. Non è possibile che questo succeda a Perugia: negli ultimi 10 anni e forse anche di più i dintorni della città hanno visto nascere un nutrito gruppo di realtà capaci di portare ben più di una ventata di aria fresca alla paludata scena cittadina. Produttori i cui vini riescono spesso a varcare con grande successo i confini nazionali e che al tempo stesso sono difficilissimi da trovare a due passi da casa.
Montefalco e Orvieto andrebbero prese ad esempio, città il cui tessuto produttivo è sempre presente e ben rappresentato nelle carte dei vini della stragrande maggioranza dei locali. E ci mancherebbe: chi si trova a passare da quelle parti troverebbe quantomeno curioso il contrario. L’Italia, Umbria compresa, non è solo sinonimo di grandi denominazioni: oggi più che mai tutto il territorio nazionale è in grado di esprimere vini di grande carattere prodotti al di fuori delle zone considerate come storiche. Vale a Terni come a Perugia, a Spoleto come a Todi o Castiglione del Lago.
Montefalco e Orvieto andrebbero prese ad esempio, città il cui tessuto produttivo è sempre presente e ben rappresentato nelle carte dei vini della stragrande maggioranza dei locali. E ci mancherebbe: chi si trova a passare da quelle parti troverebbe quantomeno curioso il contrario. L’Italia, Umbria compresa, non è solo sinonimo di grandi denominazioni: oggi più che mai tutto il territorio nazionale è in grado di esprimere vini di grande carattere prodotti al di fuori delle zone considerate come storiche. Vale a Terni come a Perugia, a Spoleto come a Todi o Castiglione del Lago.
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