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Ancora montefalco, sempre più tabarrini In evidenza

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Che questa rubrica torni a occuparsi di Montefalco e del suo vino più importante a distanza di un solo anno è cosa non prevista, almeno inizialmente.

Avevamo infatti affrontato il tema l’estate scorsa parlando dell’annata 2019 e di quanto questa fosse stata importante per il territorio: una vendemmia particolarmente felice, caso tutt’altro che unico: la 2019 è stata almeno per il Centro Italia una delle migliori annate di questo secolo.

Se la 2019 era stata salutata a Montefalco con 95 punti su 100, valutazione tanto attesa quanto significativa, ecco che vedere poche settimane fa valutare la 2020 con uno “score” ancora superiore è stata come minimo una sorpresa: 96 punti da parte della giuria di esperti chiamata ad assaggiare i vini dell’annata. Merito di “un inverno abbastanza mite e abbastanza asciutto (...) maggio e giugno hanno visto precipitazioni frequenti e abbondanti, regalando ottime scorte idriche che hanno permesso alle viti di sopportare bene la calura estiva (...) la vendemmia è stata leggermente tardiva e il clima asciutto di fine settembre ha permesso di raccoglie- re uve sane, perfettamente mature e di grande equilibrio”.

Cinque stelle, annata eccezionale, tutti contenti.

Alla prova della degustazione tutto appare molto lineare: i Montefalco Sagrantino 2020 sono già adesso vini aperti, leggibili, giocati su piacevoli sfumature di frutto e al netto delle singole interpretazioni capaci di esprimere succosità in un contesto di particolare equilibrio tra freschezza e trama tannica. Non che siano tutti eccezionali, ci mancherebbe, ma l’impressione è quella di avere a che fare con un millesimo già pronto o quasi, più da bere che da aspettare in un contesto di sicura godibilità. Vini mediamente molto buoni. A distanza di 12 mesi alcuni vini del 2019 sono invece ancora in divenire, come se fosse vendemmia che ha bisogno di più tempo per esprimere tutto il suo potenziale. Uno di quei rari casi in cui è difficile esprimere una preferenza netta, senza esitazioni. Va visto caso per caso, produttore per produttore.

Quello che invece emerge con straordinaria chiarezza è il livello qualitativo medio dei Montefalco Sagrantino di Giampaolo Tabarrini. I suoi Colle alle Macchie e Campo alla Cerqua, in particolare, sono da anni in cima alle personalissime preferenze di chi scrive, sempre vini capaci di smarcarsi in termini di armonia, allungo, finezza complessiva.

Riferimenti assoluti per la denominazione.

 

Ancora montefalco, sempre più tabarrini
   
Pubblicato in Fast Good
Jacopo Cossater

Nato in Veneto, appena maggiorenne si trasferisce a Perugia per motivi di studio. È più o meno in quel periodo che si innamora del sangiovese, completa il percorso dell'Associazione Italiana Sommelier ed apre un blog, non necessariamente in quest'ordine. Dopo aver vissuto per troppo tempo a Milano e troppo poco a Stoccolma è tornato in Umbria, dove oggi lavora. Giornalista, collaboratore della guida "I Vini d'Italia" edita da l'Espresso, scrive anche su Enoiche illusioni e Intravino, due dei più popolari wine blog italiani.