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La libertà, questa sconosciuta In evidenza

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La libertà, questa sconosciuta
Dio si è iscritto a BlaBlaCar, trovandolo divertente e rivoluzionario.
Se non sapete cos’è, è presto detto: un servizio online di condivisione della propria automobile, per offrire passaggi occasionali e farsi rimborsare un po’ di benzina.

Esempio: dovevo andare a Bologna in macchina, e ho offerto lì il mio passaggio. In poco tempo hanno risposto due studenti di Cesena, e il giorno dopo li ho portati a Bologna con me. Viaggio in compagnia, meno spese per tutti, belle cose.

Su Twitter, per promuovere l’annuncio, avevo usato l’hashtag #diotassista, per il noto gioco di parole con e senza apostrofo. Cos’è successo? Che BlaBlaCar in persona è intervenuto per chiarire che il taxi con licenza statale non va confuso con il condividere una tantum la propria auto, e si capisce il motivo dell’intervento: non provocare i tassisti.

Tempo fa, scoppiò la polemica per un’altra app simile, Uber, che fa la stessa cosa, ma senza mezzi termini: trovare clienti, dargli passaggi e farsi pagare. La polemica non è mai finita.

Premesso che BlaBlaCar fa bene a distinguere il suo servizio di passaggi occasionali dal taxi vero e proprio, va detto che è molto brutto dover temere così i tassisti e il loro sistema statale consolidato, con annessa intoccabilità.

L’innovazione portata dal web è destinata a cambiare le cose anche per loro, non è un fenomeno passeggero, ed è imbarazzante vedere che l’unica reazione a questo grande mutamento sia l’arroccarsi su privilegi consolidati. I tassisti, e con loro lo Stato, infatti, sembrano non aver capito né la portata del fenomeno, né come funziona la società.

Immaginate una lobby di circumnavigatori dell’Africa, con licenze secolari per la navigazione intorno al continente nero, che pretende di fermare i lavori del canale di Suez perché gli rovinerebbe gli affari. Sarebbero ridicoli.

Se c’è un nuovo modo di fare qualcosa, che si inserisce nel mercato cambiandolo, non ci si può trincerare dietro autorizzazioni e licenze, o buttarla sul “io ho fatto un mutuo per prendere la licenza”. Quella licenza, che piaccia o no, è un investimento, e in regime di libero mercato si rischia di fare investimenti infruttuosi. È il prezzo della libertà.

Quello che vorrei vedere è semplicemente uno Stato in grado di gestire la cosa con buonsenso e giustizia, che salvi il mondo dei tassisti senza chiudere ottusamente la porta al cambiamento, uno Stato ‘normale’ che non ostacoli invano un’innovazione che tanto si affermerà comunque, e soprattutto che non illuda inutilmente i tassisti, facendogli credere che niente e nessuno toccherà la loro posizione consolidata. Cosa, quest’ultima, che oltre ad essere un’ingiustizia verso gli altri lavoratori (che non avranno mai un simile trattamento di favore), è anche una bugia.

La libertà, questa sconosciuta
   
Dio

Il Signore Iddio Onnipotente, fondatore e CEO dell'Universo. Entra sempre nel bagno delle donne, perché c'è scritto Signore

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