Le responsabilità di Pikachu In evidenza
Anche i cartoni di prima erano violenti, ma quelli erano robottoni giapponesi, e quando il robot si beccava un pugno dal mostro alieno, e il pilota soffriva senza senso, un po’ ti veniva da ridere. Niente in confronto al dramma di Pegasus e delle botte che prendeva.
Poi sono arrivati gli anni ’90, e quindi i Pokemon, un cartone tanto carino pieno di ragazzi che girano il mondo con i loro animaletti paciocchi, per farli combattere in un torneo.
Dopo i Pokemon, la tv si è riempita di cartoni animati in cui l’eroe non rischia più in prima persona, ma manda a combattere qualcuno per lui, un animaletto dai superpoteri, una specie di spirito animale, un mostro evocato con delle carte magiche, ecc.
Una noia mortale, diciamocelo. Una noia che però influenzava il futuro. Perché oggi, quando osservo le zuffe online, con i troll e la rabbia e gli insulti, subito ripenso a quel simpatico coso giallo, e vedo chiaramente le sue responsabilità.
Pikachu e suoi colleghi sono stati i precursori dei leoni da tastiera: quelli gasati e combattivi, però dietro un monitor, dietro il loro avatar, dietro la loro foto profilo. Quelli che si gettano nelle arene del web, perché sanno di esporsi solo con il nickname, con l’alter ego da battaglia.
Internet ci ha permesso di diventare come i Pokemon: nel web siamo tutti Ash, e quando troviamo un avversario gli lanciamo contro l’animale che teniamo nello smartphone, la bestiolina digitale che ci permette di non rischiare nulla, che ci fa credere di essere fichi e forti, ma se per caso incontrano il ‘nemico’ dal vivo non sappiamo che dirgli.
Al massimo un sommesso “pikaaachu...”.