Pizza, tutto il fermento che c’è In evidenza
Prendiamo per esempio Meunier, a Ellera di Corciano. Sulla scia tracciata da Simone Padoan a San Bonifacio nel veronese, Pietro Marchi e soci hanno avuto il coraggio di proporre al pubblico cittadino un approccio senza compromessi: la proposta è quella della pizza gourmet servita anche a degustazione (una alla volta per assaggiarne il più possibile, scelta sempre consigliata), affiancata a una selezione di Champagne di grande ricerca e intelligenza. Impossibile sceglierne una tra le altre tale è l’ampiezza del menu tra pizze più classiche (sempre ottima la margherita con filetti di pomodoro biologico di San Salvo, fiordilatte di Agerola, basilico fresco, olio evo) e proposte più ricercate (lingua di vitellone, piccione, salmone norvegese, etc.). Bravi, bravissimi.
Quella de Il Filo d’Olio a Ponte Valleceppi ha invece un approccio più classico di chiara ispirazione napoletana interpretata guardando alla qualità. L’impasto compete infatti ad armi pari con alcune delle più celebrate pizzerie partenopee grazie a lievitazioni non eccessive e cotture millimetriche affiancate a una scelta delle materie prime di grande sensibilità (piccola e interessante la carta dei vini e delle birre artigianali). In città Menchetti risulta sempre approdo sicuro in attesa del rinnovo del locale (soprattutto dei forni). Lo stesso dicasi per Officine Bartolini in Via Settevalli e per Non Vedo l’Ora, a San Martino in Colle: un piccolo locale che si è fatto conoscere per i tanti premi e per la qualità dei suoi impasti. Locali che hanno aperto più o meno recentemente, pizzerie tutte di grande interesse.