La squisita contemporaneità dei vini di Conestabile della Staffa In evidenza
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Anche nel vino capita che una particolare realtà si trovi a fare la cosa giusta nel momento giusto. Che per una particolare coincidenza di fattori si trovi a produrre vini non solo particolarmente centrati ma anche straordinariamente attuali
In questi anni di Fast Good ho avuto il piacere (e l’onore) di raccontare di un fermento produttivo, quello che negli ultimi tempi ha investito un bel pezzo delle campagne intorno alla città di Perugia, che solo fino a una decina di anni fa sarebbe stato impensabile, o quasi. Un pugno di cantine che interpretando con personalità le varietà più tipiche della zona - sangiovese, ma anche grechetto e trebbiano - sono riuscite a raccontare in Italia e nel mondo un’Umbria quanto mai sfaccettata tra le denominazioni storiche e la vivacità che ha investito zone a volte ingiustamente considerate come meno nobili.
Da questa narrazione non poteva mancare una delle realtà che negli ultimi tempi più è stata in grado di stupire per qualità. Sono infatti appena un paio d’anni che Danilo Marcucci ha riportato alla luce lo storico marchio di famiglia della moglie, Conestabile della Staffa. Un nome particolarmente significativo, che ha segnato alcune delle tappe fondamentali della viticoltura regionale tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento. La cantina e i relativi vigneti, oggi come allora, si trovano nella zona intorno al borgo di Monte Melino, a sud-est di Magione, verso la città. La viticoltura è naturale e anche in cantina l’approccio è per certi versi radicale: nessun intervento esterno, neanche un minimo di anidride solforosa, neppure in fase di imbottigliamento. Un approccio capace di portare a un esito sorprendente, a dire poco: i vini di Conestabile della Staffa spiccano infatti non solo per personalità ma anche per una certa leggiadria, per freschezza e per puntualità. Vini croccanti, golosi, quasi sempre straordinariamente misurati nel calore. Vini contemporanei come pochi altri, non solo in zona.
Uno dei miei preferiti è il Rosso Conestabile 2016, un Sangiovese incantevole. È però davvero difficile scegliere all’interno di una gamma ampia e sfaccettata, tra vini frizzanti quanto mai divertenti e rossi (da non perdere il Gamay “Due Colli”) anche più strutturati. Tutti, o quasi, molto più che consigliati.
Da questa narrazione non poteva mancare una delle realtà che negli ultimi tempi più è stata in grado di stupire per qualità. Sono infatti appena un paio d’anni che Danilo Marcucci ha riportato alla luce lo storico marchio di famiglia della moglie, Conestabile della Staffa. Un nome particolarmente significativo, che ha segnato alcune delle tappe fondamentali della viticoltura regionale tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento. La cantina e i relativi vigneti, oggi come allora, si trovano nella zona intorno al borgo di Monte Melino, a sud-est di Magione, verso la città. La viticoltura è naturale e anche in cantina l’approccio è per certi versi radicale: nessun intervento esterno, neanche un minimo di anidride solforosa, neppure in fase di imbottigliamento. Un approccio capace di portare a un esito sorprendente, a dire poco: i vini di Conestabile della Staffa spiccano infatti non solo per personalità ma anche per una certa leggiadria, per freschezza e per puntualità. Vini croccanti, golosi, quasi sempre straordinariamente misurati nel calore. Vini contemporanei come pochi altri, non solo in zona.
Uno dei miei preferiti è il Rosso Conestabile 2016, un Sangiovese incantevole. È però davvero difficile scegliere all’interno di una gamma ampia e sfaccettata, tra vini frizzanti quanto mai divertenti e rossi (da non perdere il Gamay “Due Colli”) anche più strutturati. Tutti, o quasi, molto più che consigliati.