In Umbria si vende tantissimo prosecco In evidenza
Oggi parliamo di consumi, sono state infatti diffuse le anticipazioni di uno studio su vino e distribuzione realizzato da Circana per Vinitaly, la più importante fiera del vino italiano che come ogni anno si tiene a Verona durante il mese di aprile.
Dati che raccontano molto, essendo la GDO - la Grande Distribuzione Organizzata - di gran lunga il luogo in cui gli italiani acquistano più vino. Per esempio: come era forse prevedibile dopo un 2020 e un 2021 di enormi crescite, legate all’andamento della pandemia, il 2022 è stato un anno piuttosto difficile a causa sia del ritorno alla normalità, quindi al ritorno di consumi “normali” nella ristorazione, che degli aumenti di costo delle produzioni e dei prezzi al pubblico. Qualche numero? Nella GDO nel 2022 si è venduto vino per 2,2 miliardi di euro (-1,8 per cento) per un totale complessivo di 664,7 milioni di litri (-5,4%), con un prezzo al litro in leggero aumento (+3,8%, a 3,3 euro/litro).
Sorprese poche. Il vino più venduto nella grande distribuzione italiana continua a essere il Prosecco, di gran lunga: ne sono finiti nei carrelli della spesa 46 milioni di litri, che equivalgono a più di 61 milioni di bottiglie. Mediamente più di una bottiglia a testa compresi infanti e astemi. Staccatissimo il secondo classificato, che è il Chianti, a 17 milioni di litri. Interessante poi notare quelli che sono i trend regionali: nel 2022 il Prosecco è stato il best seller in ben 13 regioni, dal Piemonte (!) al Veneto (ovvio) fino alla Toscana (!!). In 7 è invece stato superato da vini locali: dietro al Lambrusco in Emilia-Romagna, all’Aglianico in Basilicata, al Cirò in Calabria, al Nero d’Avola in Sicilia, al Vermentino e al Cannonau in Sardegna, alla Passerina e al Verdicchio nelle Marche, al Montepulciano, al Cerasuolo, al Trebbiano e al Pecorino in Abruzzo.
E in Umbria? Come solo in Valle d’Aosta, Liguria, Lazio e Molise nessuno dei primi cinque vini più acquistati in GDO viene prodotto all’interno della regione. Seguono infatti il Prosecco Trebbiano, Verdicchio, Montepulciano d’Abruzzo e Sangiovese, vini da varietà storicamente presenti anche in regione ma nel caso specifico provenienti da altre zone d’Italia. Un dato da un lato incoraggiante: tutte le più ambiziose denominazioni italiane hanno prezzi che guardano al cosiddetto segmento premium, meno presente nella GDO. Dall’altro un dato da considerare con attenzione: la produzione regionale nella sua proposta più quotidiana non riesce infatti a intercettare questo genere di consumi, va bene il discorso del prezzo ma è anche una questione di identità, e quindi di posizionamento.