Gamay del Trasimeno, sempre meglio In evidenza
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L’occasione per tornare a parlare di Gamay del Trasimeno, il vino che viene prodotto nell’ampia zona del lago a partire dall’uva che tutti conosciamo come grenache, è una recente degustazione organizzata dalla sempre attiva associazione Corciano Castello di Vino.
Un gruppo particolarmente vivace che negli anni è riuscito a sintetizzare molte delle energie della zona riuscendo tra le altre cose a farsi sempre più promotore di questo rosso così specifico: non molte infatti le occasioni di dibattito e di assaggio di Gamay del Trasimeno al di fuori della sua rassegna che tradizionalmente si tiene proprio in autunno (l’ultima edizione è stata quella del 2019, in bocca al lupo per il 2022).
Molte le storie che raccontano da una parte come la grenache sia capitata in questa zona del Centro Italia e dall’altra come questa sia finita per essere localmente chiamata gamay perugino, varietà iscritta al Registro Nazionale delle Varietà di Vite come sinonimo di cannonau e di alicante. Certo è che solo a partire da una decina di anni a questa parte, e forse anche meno, il distretto produttivo dell’ampia zona del Trasimeno si è gradualmente sempre più interessato a questo specifico vitigno. Che si tratti di vini rossi o di (fenomeno ancora più recente) vini rosati è indubbio che tutta la DOC abbia giovato della possibilità di identificarsi con una singola varietà così unica.
Non moltissime le cantine che lo vinificano in purezza, in rosso, ma con risultati sempre più incoraggiati in termini sia numerici che qualitativi. Proprio la degustazione di Corciano (dieci etichette prodotte da otto diverse realtà) ha acceso i riflettori sia su una serie di vini sempre più interessanti che su un rosso che può essere preso a modello: il Gamay del Trasimeno Riserva “C’OSA” 2018 di Madrevite sembra essere il migliore prodotto da Nicola Chiucchiurlotto nella sua cantina di Castiglione del Lago (sarebbe bello assaggiarlo a fianco del già fantastico 2016). Vino solare, cesellato, ricco senza strabordare, raffinato e al tempo stesso goloso, gastronomico, invitante, rosso che segna un punto fermo nella storia della denominazione e che più di ogni altro indica oggi quanto di buono sia possibile produrre sul Trasimeno.
Molte le storie che raccontano da una parte come la grenache sia capitata in questa zona del Centro Italia e dall’altra come questa sia finita per essere localmente chiamata gamay perugino, varietà iscritta al Registro Nazionale delle Varietà di Vite come sinonimo di cannonau e di alicante. Certo è che solo a partire da una decina di anni a questa parte, e forse anche meno, il distretto produttivo dell’ampia zona del Trasimeno si è gradualmente sempre più interessato a questo specifico vitigno. Che si tratti di vini rossi o di (fenomeno ancora più recente) vini rosati è indubbio che tutta la DOC abbia giovato della possibilità di identificarsi con una singola varietà così unica.
Non moltissime le cantine che lo vinificano in purezza, in rosso, ma con risultati sempre più incoraggiati in termini sia numerici che qualitativi. Proprio la degustazione di Corciano (dieci etichette prodotte da otto diverse realtà) ha acceso i riflettori sia su una serie di vini sempre più interessanti che su un rosso che può essere preso a modello: il Gamay del Trasimeno Riserva “C’OSA” 2018 di Madrevite sembra essere il migliore prodotto da Nicola Chiucchiurlotto nella sua cantina di Castiglione del Lago (sarebbe bello assaggiarlo a fianco del già fantastico 2016). Vino solare, cesellato, ricco senza strabordare, raffinato e al tempo stesso goloso, gastronomico, invitante, rosso che segna un punto fermo nella storia della denominazione e che più di ogni altro indica oggi quanto di buono sia possibile produrre sul Trasimeno.