Marco Merli, i colli altotiberini iniziano qui
A guardare la carta geografica del vino regionale ci sono due zone, in particolare, le cui caratteristiche non riesco ad afferrare del tutto. La prima è quella dei Colli del Trasimeno, un territorio piuttosto vasto ed articolato costantemente in cerca di grandi autori.
Il gamay, fratello gemello del ben più famoso cannonau (o grenache, arrivando con lo sguardo oltralpe), qui potrebbe regalare vini di grande delicatezza espressiva, ne sono certo da sempre. Sono tuttavia ancora troppo poche le cantine che si confrontano con questa varietà così nobile, così ancorate al modello produttivo che è stato impostato in zona a cavallo del millennio. La seconda è coincidente con l’ampia denominazione dei Colli Altotiberini, un distretto di rara bellezza che si spinge oltre Città di Castello in cui il ruolo della viticoltura è storicamente centrale, soppiantato solo negli ultimi decenni da altri tipi di colture. Una denominazione dalle potenzialità quasi del tutto inesplorate, i cui interpreti sono -molto semplicemente- troppo pochi. Tra questi spicca il nome di Marco Merli, giovane vignaiolo di Casa del Diavolo, non lontano da Ponte Pattoli. I suoi sono vini che mi piacciono da matti, che esprimono tutto l’entusiasmo e l’attenzione che ripone tanto in vigna quanto in cantina, tra legni grandi e belle vasche di cemento. Pochi ettari gestiti in modo assolutamente naturale, quasi intransigente, che ospitano soprattutto le due varietà più tradizionali del territorio: trebbiano e sangiovese. Vini non solo gustosi ma anche sfaccettati, ricchi di dettagli e di espressività. Il Brucisco Bianco è sottile e al tempo stesso materico, agile e profumatissimo, un vino da bere ancora ed ancora, non stanca davvero mai. Il Tristo è un bianco figlio di una leggera macerazione sulle bucce, pratica antica e sempre affascinante. Il risultato sorprende e richiama alla mente alcuni dei migliori interpreti della tipologia: un vino di un’eleganza innata, preciso in ogni sua sfumatura, contemporaneamente potente e finissimo. Il Brucisco Rosso, a base di sangiovese e cabernet sauvignon, è straordinariamente equilibrato, goloso ed elegante. Infine lo Janus, il suo sangiovese in purezza, un vino che ogni volta sorprende per la sua capacità di raccontare il varietale, l’uomo, il territorio. In regione, un riferimento. Il consiglio è quello di andare a prenderli direttamente in cantina, due chiacchiere con lui valgono sempre i pochi chilometri spesi.