L'editoriale n.140
Va bene la prudenza. Sacrosanto il diritto di portare la mascherina per libera scelta. Ma oggi, senza emergenza sanitaria, con la gente vaccinata e i ricoveri al minimo, cercare di trasformare di nuovo il Covid in un caso mediatico è una follia tutta italiana
Era il 2019. Ed è stata l’ultima vigilia di un’estate normale. Che poi per la nostra terra significa turismo ma anche eventi, musica, spettacoli. Poi è arrivato il Covid e tutto è cambiato. Umbria Jazz, che degli eventi umbri è insieme simbolo e capofila, è stato la dimostrazione plastica e tangibile di cosa significasse vivere una socialità compressa. L’edizione del 2020 è stata di fatto una non-edizione, con un po’ di musica come messaggio di speranza, per una platea ridotta e limitata dalle transenne. L’edizione 2021, nonostante leggi confuse e norme contraddittorie, poteva rappresentare una forma di ripartenza, ma è stata di fatto ridimensionata settimana dopo settimana da defezioni e cancellazioni causa Covid.
Ora, alla vigilia dell’edizione 2022, si respira un entusiasmo difficile da spiegare a parole. È vero che il Covid (o meglio le sue varianti che lo rendono infinitamente diverso dal virus del 2020) è ancora fra noi. Ma oggi il contesto è cambiato. Le persone sono vaccinate, gli ospedali non sono in emergenza e anche se la gente si contagia, nella stragrande parte dei casi non si ammala. Questo dovrebbe indurre all’ottimismo, questo è il motivo per cui ci piace immaginare che questa possa davvero essere la volta di un ritorno alla normalità.
Che poi la prudenza non sia mai troppa ci sta. E questo vale anche per chi si sente - per libera scelta - più sicuro nell’indossare una mascherina.
Ma l’errore capitale che non possiamo più permetterci di fare, nonostante titoli di giornale e virologi in cerca di visibilità perduta, è confondere il contagio con la malattia. Il fatto che aumentano i contagi in un paese con l’85% dei vaccinati e gli ospedali vuoti, significa che quei contagiati sono asintomatici o paucisintomatici.
Quindi zero allarme. Lo dice da sempre anche la scienza che il vaccino non protegge dal contagio ma dalla malattia.
Per questa e tante altre ragioni è il momento di guardare avanti con ottimismo. È il momento di farsi accarezzare dal vento del cambiamento. Anzi, dall’evento del cambiamento.