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L'editoriale n.152

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Coraggio, il meglio è passato (Ennio Flaiano)

Perugia dopo 10 anni di governo di centrodestra torna rossa. Ma, soprattutto, dopo dieci anni di Andrea Romizi è chiamata a voltare pagina. Un’impresa non facile per una serie di motivi.

Il primo è che Romizi ha preso in mano una città in ginocchio, depressa, in crisi di immagine, in balia della criminalità, al tracollo economico e l’ha letteralmente rilanciata, calandosi nel ruolo con grande passione e reale spirito di servizio. Da sindaco di tutti. E oggi raccogliere questa eredità sarà difficile per chiunque.

Il secondo è che Vittoria Ferdinandi, prima sindaco donna nel- la storia della città, si ritrova per le mani una comunità spaccata in due, che porta e porterà a lungo i segni di una campagna elettorale aspra, divisiva e a tratti sopra le righe. Anche per colpa di qualche esponente politico fin troppo “disinvolto” e poco responsabile. Vittoria avrà pertanto il delicato compito di ricomporre ciò che questi mesi così accesi hanno incrinato e di restituire immediatamente a Perugia quell’idea di comunità coesa che deve contraddistinguere una città come la nostra. Trattandosi di una persona intelligente sono convinto che dopo il suo incendiario discorso post-elettorale abbia le carte in regola per capire i delicati equilibri che il suo ruolo impone e l’attenzione con cui ogni sua frase, ora che la campagna elettorale è finita, sarà pesata.

In questo senso c’è grande curiosità verso la nuova giunta che, sulla carta, sembrerebbe essere più moderata di quanto la radicalizzazione della campagna lasciasse supporre.

Ma le elezioni di Perugia, dopo
quelle di Terni, lanciano anche un segnale politico che inizia a essere inequivocabile: in una terra dal dna storicamente rosso un candidato di Fratelli d’Italia sembra non passare. Anzi, pare risvegliare nell’elettorato di sinistra quello spirito latente che l’ave- va tenuto a lungo lontano dalle urne. Il tutto nonostante una candidatura
di un profilo moderato e competente come quello di Margherita Scoccia. Lettura semplicistica? Staremo a vedere. A novembre il nuovo banco
di prova saranno le Regionali e individuare un candidato che sappia allargare senza indurre il riflesso condizionato della radicalizzazione per il centrodestra sarà fondamentale.

 

 

L'editoriale n.152
   
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Matteo Grandi

A due anni leggeva Proust, parlava perfettamente l'inglese, capiva il francese, citava il latino e sapeva calcolare a mente la radice quadrata di numeri a quattro cifre. Andava al cinema, seppur accompagnato dai genitori, suonava il pianoforte, viaggiava in aereo, scriveva poesie e aveva una fitta corrispondenza epistolare con l'allora presidente della Repubblica Sandro Pertini. A sei anni ha battuto la testa cadendo dagli sci. Del bambino prodigio che fu restano l'amore per il cinema, per la scrittura e per le feste natalizie. I segni del tracollo sono invece palesati da un'inutile laurea in legge, da un handicap sociale che lo porta a chiudersi in casa e annullare appuntamenti di qualsiasi genere ogni volta che gioca il Milan e da una serie di contraddizioni croniche la più evidente delle quali è quella di definirsi "di sinistra" sui temi sociali e "di destra" su quelli economici e finanziari. A trent'anni ha battuto di nuovo la testa e ha fondato Piacere. Gli piacerebbe essere considerato un edonista; ma il fatto che sia stata la sofferenza (nel senso di botta in testa) a generare il Piacere (nel senso di magazine) fa di lui un banalissimo masochista.

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