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L'editoriale n.153

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Leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall'alto, non avere macigni sul cuore. (Italo Calvino)

È un numero di PM particolare questo che avete fra le mani. Un numero che sancisce malinconici addii e immagini in anteprima, attesi ritorni e collaborazioni esclusive.

L’addio è quello di Jacopo Cossater e del suo Fast Good a questa rivista dopo quasi 20 anni di collaborazione che lo hanno reso uno dei marchi di fabbrica di PM. I perché di questa scelta li spiega lo stesso Jacopo nella sua ultima rubrica. A lui va un enorme grazie per il grande valore portato a queste pagine con la sua competenza e la sua passione per il mondo enogastronomico.

In bocca al lupo per il tuo percorso caro Jacopo!

Le immagini in anteprima sono invece quelle che riguardano l’attesissima Città del Cioccolato di cui nelle pagine che seguono vi proponiamo i primi inediti scatti in vista dell’apertura del 2025.

E sempre restando in tema di cioccolato, l’atteso ritorno è quello di Eurochocolate nel centro storico di Perugia. Un ritorno con il quale la manifestazione celebra i suoi primi 30 anni e l’apertura della Città del Cioccolato. Ma anche un ritorno che non ha mancato di scatenare polemiche - ma questo in fondo è nel dna dell’evento - per un possibile conflitto (roba di date, tempistiche e allestimenti) con il Natale in centro. Un incidente diplomatico fortunatamente rientrato grazie al buonsenso di tutti.

La collaborazione che si rinnova (e di cui vi abbiamo lasciato una traccia con l’arancione in copertina) è quella con l’Economic Challenge, l’evento di Francesco Pace che tasta il polso alla salute dell’economia con gli occhi sempre piantati sulle opportunità future. Una manifestazione che per la sua terza edizione torna a Perugia nei prestigiosi spazi dell’Auditorium San Francesco per un imperdibile giornata “per progettare il futuro” il prossimo 12 ottobre.

In fondo dalla scoperta dell’America alla scoperta del domani è un attimo.


 

 

L'editoriale n.153
   
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Matteo Grandi

A due anni leggeva Proust, parlava perfettamente l'inglese, capiva il francese, citava il latino e sapeva calcolare a mente la radice quadrata di numeri a quattro cifre. Andava al cinema, seppur accompagnato dai genitori, suonava il pianoforte, viaggiava in aereo, scriveva poesie e aveva una fitta corrispondenza epistolare con l'allora presidente della Repubblica Sandro Pertini. A sei anni ha battuto la testa cadendo dagli sci. Del bambino prodigio che fu restano l'amore per il cinema, per la scrittura e per le feste natalizie. I segni del tracollo sono invece palesati da un'inutile laurea in legge, da un handicap sociale che lo porta a chiudersi in casa e annullare appuntamenti di qualsiasi genere ogni volta che gioca il Milan e da una serie di contraddizioni croniche la più evidente delle quali è quella di definirsi "di sinistra" sui temi sociali e "di destra" su quelli economici e finanziari. A trent'anni ha battuto di nuovo la testa e ha fondato Piacere. Gli piacerebbe essere considerato un edonista; ma il fatto che sia stata la sofferenza (nel senso di botta in testa) a generare il Piacere (nel senso di magazine) fa di lui un banalissimo masochista.