L'editoriale n.139
Ah, in questa macedonia di disinformazione spacciata per pluralismo informativo, ci siamo anche sorbiti su Piazza Pulita il commento alla piantina segreta dei sotterranei dell’acciaieria di Mariupol, salvo scoprire il giorno dopo che quella che in trasmissione era stata presentata come la cartina dei sotterranei altro non era che la mappa di un gioco da tavolo. Proprio così. Un gioco da tavolo. Non un banale incidente di percorso o di giornalismo approssimativo ma la fisiologica conseguenza di quando si prendono per buone fonti della propaganda filo-putiniana.
Però sapete che vi dico? Mi avete convinto. Putin è un santo, i dissidenti che vengono avvelenati in Russia sono una messinscena dell’Occidente (perché in realtà se la stanno spassando sotto falso nome in un resort alle Hawaii) e se la guerra non si ferma è colpa degli ucraini che non si arrendono. E naturalmente della NATO.
E allora è arrivato il momento di un’azione forte. Fuori l’Umbria dalla NATO. Dichiariamoci neutrali e chi si è visto si è visto. Certo, a quel punto se il Granducato di Toscana dovesse invaderci sostenendo di sentirsi minacciato dalle armate di Perugia 1416, avremmo poche speranze di salvarci (non potendo contare sull’aiuto dell’Alleanza Atlantica). Magari potremmo provare a chiedere aiuto a Giuseppe Conte, che però in base alle sue teorie, ci invierebbe soltanto “armi difensive” (tipo cerbottane e fialette puzzolenti) e in un paio di settimane avremmo l’aretino Scanzi a Umbria Tv a sostenere che “se gli umbri vogliono davvero la pace devono arrendersi”. E Orsini a TEF a sostenere che è comunque tutta colpa di quel pazzo Stoltenberg. E così, nel giro di sei mesi, ci ritroveremmo con il palio di Siena in corso Vannucci, un franchising di ribollita al posto del Testone, vitigni di Chianti al posto del Sagrantino, “il mare dell’Umbria” in Maremma, Toscò al posto di Umbrò, il Grifo in maglia viola e la destituzione della Tesei per consegnare Palazzo Donini a Maria Elena Boschi. A quel punto il passo successivo sarebbe la restaurazione di Banca Etruria al posto della Banca d’Italia, mentre per il cashmere di Cucinelli verrebbero accettati soltanto pagamenti in fiorini.