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L'editoriale n.141

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La guerra sarà ancora lunga, niente illusioni. Ma… Le televisioni italiane ci hanno propinato grandi esperti geopolitici che spiegavano che le sanzioni non funzionano e le forniture di armi sono controproducenti. Oggi scopriamo che erano dei buffoni

Sarà un autunno rigido. Con lo spettro del caro-bollette a incombere su tutti: imprese, commercianti, famiglie. Ora, al di là dei consigli da bar che circolano sui social, mangiare la pasta cruda o fare la doccia fredda, non mi sembrano le soluzioni più astute.

Quel che è certo è che le nostre generazioni, di quarantenni, sessantenni e ventenni, una cosa del genere non l’hanno mai vissuta in vita loro. Prepariamoci a stringere i denti senza rinunciare ai consumi. Proviamo a trovare un equilibrio che non ci prosciughi e che al tempo stesso non incida sul tessuto commerciale dando vita a un circolo vizioso senza fine.

E proviamo a ragionare su idee creative: come l’azienda Noi di Città di Castello che per limitare i consumi sta organizzando dei turni all’alba quando le utenze costano meno. O come l’ipotesi di prolungare l’ora solare anche d’inverno per guadagnare un po’ di luce naturale.

Senza illuderci che una volta terminata la guerra (se e quando terminerà) i prezzi scenderanno. La sensazione è che a monte ci sia una speculazione per cui la guerra è soltanto sponda e pretesto.

Nel frattempo, è tempo di elezioni con un Parlamento dimezzato da una sciagurata iniziativa populista le cui uniche conseguenze sono meno rappresentanza per i territori ed eletti stabiliti per la stragrande maggioranza nelle segreterie dei partiti.

Staremo a vedere. Con un briciolo di speranza, visto che alla Sanità non ci sarà più Speranza.

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L'editoriale n.141
   
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Matteo Grandi

A due anni leggeva Proust, parlava perfettamente l'inglese, capiva il francese, citava il latino e sapeva calcolare a mente la radice quadrata di numeri a quattro cifre. Andava al cinema, seppur accompagnato dai genitori, suonava il pianoforte, viaggiava in aereo, scriveva poesie e aveva una fitta corrispondenza epistolare con l'allora presidente della Repubblica Sandro Pertini. A sei anni ha battuto la testa cadendo dagli sci. Del bambino prodigio che fu restano l'amore per il cinema, per la scrittura e per le feste natalizie. I segni del tracollo sono invece palesati da un'inutile laurea in legge, da un handicap sociale che lo porta a chiudersi in casa e annullare appuntamenti di qualsiasi genere ogni volta che gioca il Milan e da una serie di contraddizioni croniche la più evidente delle quali è quella di definirsi "di sinistra" sui temi sociali e "di destra" su quelli economici e finanziari. A trent'anni ha battuto di nuovo la testa e ha fondato Piacere. Gli piacerebbe essere considerato un edonista; ma il fatto che sia stata la sofferenza (nel senso di botta in testa) a generare il Piacere (nel senso di magazine) fa di lui un banalissimo masochista.