Uso dei cookie

Questo sito non fa uso di cookie per la profilazione in prima persona.
Questo sito fa però uso di cookie tecnici. Questo sito utilizza inoltre embed di codice e servizi esterni. Nell'informativa estesa sono disponibili i link alle terze parti ove negare i cookies dei terzi che possono profilare se attivati dall'utente sul sito del terzo.
Procedendo nella navigazione o cliccando su "Accetto" si acconsente all'uso dei cookie.


Policy Accetto

A+ A- T+ T-

Umbria del vino, c’è spazio anche per il Grechetto In evidenza

Scritto da 
0
Umbria del vino, c’è spazio anche per il Grechetto
Chissà quanti di voi sanno che il grechetto è la terza varietà più coltivata in Umbria con ben 1.350 ettari. Tanti, vero?
Io per dire non ne avevo idea, pensavo molto meno, e l’occasione per scoprirlo è stata possibile grazie a un bell’evento dedicato alla tipologia organizzato presso Roccafiore, cantina che a Todi vuole essere sempre più protagonista nel panorama che caratterizza questo importante vitigno non solo umbro. Se infatti le provincie di Perugia e di Terni possono vantare alcune delle sue migliori interpretazioni è anche vero che nel Lazio più settentrionale e in particolare in provincia di Viterbo c’è una solida tradizione che lo vede vinificato in purezza.

Una giornata, quella voluta da Luca Baccarelli, che prevedeva tra le altre cose la più ampia degustazione dedicata alla tipologia mai realizzata fino ad ora. Un momento di approfondimento condotto dal bravissimo Giampiero Pulcini durante il quale è stato possibile confrontarsi con le tante sfaccettature di cui questo bianco è capace. L’originalità è la prima, il Grechetto (un consiglio utile a chi scrive di questo genere di cose: la varietà, qualsiasi essa sia, si scrive con la minuscola, il rispettivo vino sempre con la maiuscola) è infatti sempre riconoscibile. Un bianco che fa della sapidità e del calore le sue caratteristiche più importanti, a volte strutturato fino a esprimere una certa tannicità. La duttilità è la seconda, è vino capace di esprimersi con dignità nei modi più diversi. Ci si può imbattere nella materia di vinificazioni a contatto con le bucce come nella finezza di quelle più tradizionali. In grandi vini lasciati maturare in acciaio o in legno (per quanto con quest’ultimo materiale una certa attenzione sia d’obbligo, è vino che per le sue più intime caratteristiche impone una certa sobrietà). Non solo: è una grande base per vini passiti e per muffati, a Orvieto ne sanno qualcosa. La longevità è la terza, è possibile trovare bottiglie con diversi anni sulle spalle ancora in uno straordinario stato di forma. Notevole vero?

Un vino che merita tutta l’attenzione possibile quindi, che va ad arricchire il panorama di una regione che sempre di più sta (ri)scoprendo la sua anima bianchista. Sarà bello seguirne gli sviluppi.

Umbria del vino, c’è spazio anche per il Grechetto
   
Jacopo Cossater

Nato in Veneto, appena maggiorenne si trasferisce a Perugia per motivi di studio. È più o meno in quel periodo che si innamora del sangiovese, completa il percorso dell'Associazione Italiana Sommelier ed apre un blog, non necessariamente in quest'ordine. Dopo aver vissuto per troppo tempo a Milano e troppo poco a Stoccolma è tornato in Umbria, dove oggi lavora. Giornalista, collaboratore della guida "I Vini d'Italia" edita da l'Espresso, scrive anche su Enoiche illusioni e Intravino, due dei più popolari wine blog italiani.