Umbria del vino, c’è spazio anche per il Grechetto In evidenza
Una giornata, quella voluta da Luca Baccarelli, che prevedeva tra le altre cose la più ampia degustazione dedicata alla tipologia mai realizzata fino ad ora. Un momento di approfondimento condotto dal bravissimo Giampiero Pulcini durante il quale è stato possibile confrontarsi con le tante sfaccettature di cui questo bianco è capace. L’originalità è la prima, il Grechetto (un consiglio utile a chi scrive di questo genere di cose: la varietà, qualsiasi essa sia, si scrive con la minuscola, il rispettivo vino sempre con la maiuscola) è infatti sempre riconoscibile. Un bianco che fa della sapidità e del calore le sue caratteristiche più importanti, a volte strutturato fino a esprimere una certa tannicità. La duttilità è la seconda, è vino capace di esprimersi con dignità nei modi più diversi. Ci si può imbattere nella materia di vinificazioni a contatto con le bucce come nella finezza di quelle più tradizionali. In grandi vini lasciati maturare in acciaio o in legno (per quanto con quest’ultimo materiale una certa attenzione sia d’obbligo, è vino che per le sue più intime caratteristiche impone una certa sobrietà). Non solo: è una grande base per vini passiti e per muffati, a Orvieto ne sanno qualcosa. La longevità è la terza, è possibile trovare bottiglie con diversi anni sulle spalle ancora in uno straordinario stato di forma. Notevole vero?
Un vino che merita tutta l’attenzione possibile quindi, che va ad arricchire il panorama di una regione che sempre di più sta (ri)scoprendo la sua anima bianchista. Sarà bello seguirne gli sviluppi.