Corciano Castello di Vino, uno sguardo al Trasimeno In evidenza
Una denominazione, quella dei Colli del Trasimeno, che da sempre vive di chiaroscuri. Che può vantare una delle più interessanti unicità regionali, il gamay, ma il cui disciplinare prevede da sempre un numero ampissimo non solo di varietà ma anche di tipologie. Dal bianco frizzante allo spumante metodo classico, dal rosato al rosso, dal rosso riserva al vin santo. Un ventaglio davvero troppo ampio, comodo per chi vuole sempre e comunque etichettare un vino come DOC, eccessivamente disorganico per chi cerca di identificare le eccellenze uniche di un territorio. Senza infatti scomodare il Sagrantino di Montefalco molte altre zone dell’Umbria sono riuscite negli ultimi tempi a farsi notare puntando con decisione su un’unica specialità. Penso al ciliegiolo, a Narni, o al grechetto, a Todi (affrontato qui su PM solo il mese scorso).
Stretto parente di uno dei vitigni più famosi al mondo - quel cannonau che in Veneto viene chiamato tai rosso, in Francia grenache, in Spagna garnacha - il gamay grazie al costante lavoro della locale cantina sociale ha dimostrato nel tempo di potersi esprimere con grazia e con una certa personalità. Caratteristiche tutt’altro che banali, peculiarità (volendo) su cui puntare per raccontare tutto un territorio. È in questo contesto che l’evento di Corciano può essere centrale, luogo privilegiato per guardare a tutto il Trasimeno e ai suoi progressi. Chissà, è denominazione che con la giusta spinta propulsiva negli anni potrebbe riservare ben più di una sorpresa.