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L'editoriale n.147

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Volete disintossicarvi dai social? Sui social troverete un milione di suggerimenti.
 La cura sta dentro la malattia.
 (Ambrogio Borsani)

Ogni minuto che passa sul web vengono effettuate 5,9 milioni di ricerche su Google, ci si scambiano 232 milioni di messaggi di posta elettronica, su Amazon vengono spesi 412mila euro. Solo su Amazon. Ogni singolo minuto. E i social? In 60 secondi vengono effettuati 1,1 milioni di swipe su Tinder, pubblicati 66mila nuovi post su Instagram, condivisi 1,7 milioni di contenuti su Facebook mentre su YouTube vengono caricate 500 ore di video al minuto. Che sembra un paradosso matematico ma non lo è.

Basta questa rapida analisi quantitativa del contesto per comprendere che esiste un tema qualitativo relativo alla tipologia di contenuti postati in rete centrale e dirimente. Un tema che si intreccia con il nostro diritto a un ecosistema digitale più sicuro e con il diritto dei content creator di non vedere compressa la propria libertà d’espressione.

Fino a che punto questi due diritti sono conciliabili e dove entrano in conflitto? E quando entrano in conflitto quale deve prevalere?

È per approfondire le dinamiche della nostra presenza digitale e per confrontarsi su questo grande dilemma contemporaneo che con l’Associazione Culturale Luna abbiamo deciso di organizzare a Perugia il prossimo 23 settembre l’evento pubblico “La Sostenibilità Virale – Social e Responsabilità, Temi etici del contemporaneo” (vedi pag. 54 e seguenti) con un parterre di relatori da tutta Italia che daranno profondità, luce e spessore all’argomento.

L’autunno è tempo di grandi eventi per il nostro territorio. Parla chiaro in tal senso la nostra copertina dedicata all’Economic Challenge, straordinario momento di confronto per una società più sostenibile, appuntamento che quest’anno si terrà nella straordinaria cornice di Assisi il 28 e 29 settembre. E poi, naturalmente, Eurochocolate. Non a caso dulcis in fundo.

Tra virtuale e reale ci sarà di che nutrire anima e corpo.

 

 

 

L'editoriale n.147
   
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Matteo Grandi

A due anni leggeva Proust, parlava perfettamente l'inglese, capiva il francese, citava il latino e sapeva calcolare a mente la radice quadrata di numeri a quattro cifre. Andava al cinema, seppur accompagnato dai genitori, suonava il pianoforte, viaggiava in aereo, scriveva poesie e aveva una fitta corrispondenza epistolare con l'allora presidente della Repubblica Sandro Pertini. A sei anni ha battuto la testa cadendo dagli sci. Del bambino prodigio che fu restano l'amore per il cinema, per la scrittura e per le feste natalizie. I segni del tracollo sono invece palesati da un'inutile laurea in legge, da un handicap sociale che lo porta a chiudersi in casa e annullare appuntamenti di qualsiasi genere ogni volta che gioca il Milan e da una serie di contraddizioni croniche la più evidente delle quali è quella di definirsi "di sinistra" sui temi sociali e "di destra" su quelli economici e finanziari. A trent'anni ha battuto di nuovo la testa e ha fondato Piacere. Gli piacerebbe essere considerato un edonista; ma il fatto che sia stata la sofferenza (nel senso di botta in testa) a generare il Piacere (nel senso di magazine) fa di lui un banalissimo masochista.