Sagre sì, non c’era alcun dubbio (alla faccia della ristorazione regionale) In evidenza
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Dispiace sottolineare quanto l’esito del dibattito cui abbiamo assistito sulle pagine dei quotidiani locali nelle scorse settimane fosse scontato
Da una parte le tante Pro loco sparse su tutto il territorio regionale la cui unica attività, o quasi, è quella relativa all’organizzazione della sagra estiva del proprio paese. Dall’altra una classe politica regionale molto attenta ai numeri di un consenso che si dimostra sempre essere, nonostante le elezioni siano ancora molto lontane, uno dei pochi indici cui fare riferimento. Nel mezzo i tanti ristoratori che vivono queste manifestazioni come spettatori inermi, e che a causa loro vedono sfumare parte del loro fatturato per diversi giorni consecutivi.
Sei giorni, per essere precisi. É questo il compromesso - la durata massima delle sagre umbre per l’estate 2021 - che è stato trovato tra Fipe, la federazione dei pubblici esercizi di Confcommercio, la Regione e l’Unpli regionale, associazione che riunisce le Pro Loco umbre. Poco importa che questa debba essere per la ristorazione la stagione del riscatto, il periodo durante il quale provare a tamponare le straordinarie perdite di fatturato dei mesi scorsi.
Ok, sono solo 6 giorni, direte. Considerati luglio e agosto come mesi di particolare attivià, e magari un turno di riposo settimanale, “solo 6 giorni” corrispondono a più del 10 per cento di quelli di apertura, con un pensiero alle tante dichiarazioni di grande vicinanza ai ristoratori dei mesi scorsi.
Sagre peraltro il cui scopo dichiarato non è più (lo è mai stato, salvo rari casi?) valorizzare una specifica produzione locale, mettere in luce e far conoscere al grande pubblico un prodotto radicato nella tradizione del territorio, quanto riunire il maggior numero di persone possibili in nome della festa paesana. Senza scomodare l’imbarazzante Sagra del Pesce di Mare di Valfabbrica appare evidente come questa sia formula ormai stanca, che potrebbe brillare di nuova luce proprio attraverso il coinvolgimento della ristorazione locale.
Ma hey, indovinate qual è la principale voce tra i ricavi di ogni sagra.
Sei giorni, per essere precisi. É questo il compromesso - la durata massima delle sagre umbre per l’estate 2021 - che è stato trovato tra Fipe, la federazione dei pubblici esercizi di Confcommercio, la Regione e l’Unpli regionale, associazione che riunisce le Pro Loco umbre. Poco importa che questa debba essere per la ristorazione la stagione del riscatto, il periodo durante il quale provare a tamponare le straordinarie perdite di fatturato dei mesi scorsi.
Ok, sono solo 6 giorni, direte. Considerati luglio e agosto come mesi di particolare attivià, e magari un turno di riposo settimanale, “solo 6 giorni” corrispondono a più del 10 per cento di quelli di apertura, con un pensiero alle tante dichiarazioni di grande vicinanza ai ristoratori dei mesi scorsi.
Sagre peraltro il cui scopo dichiarato non è più (lo è mai stato, salvo rari casi?) valorizzare una specifica produzione locale, mettere in luce e far conoscere al grande pubblico un prodotto radicato nella tradizione del territorio, quanto riunire il maggior numero di persone possibili in nome della festa paesana. Senza scomodare l’imbarazzante Sagra del Pesce di Mare di Valfabbrica appare evidente come questa sia formula ormai stanca, che potrebbe brillare di nuova luce proprio attraverso il coinvolgimento della ristorazione locale.
Ma hey, indovinate qual è la principale voce tra i ricavi di ogni sagra.
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