Ristoranti, se tutto tornerà come prima In evidenza
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Due cose. La prima: esiste ormai da tempo un dibattito abbastanza diffuso su quello che succederà *dopo* la pandemia, e in particolare se e quanto le nostre abitudini al consumo riprenderanno come le avevamo lasciate.
Nessuno conosce la risposta, ovviamente, anche se per fare il primo degli esempi possibili è difficile pensare che la grande accelerazione dell’e-commerce sia destinata ad arretrare e a tornare a livelli pre Covid-19. La domanda che mi pongo è se questo sia ragionamento che è possibile applicare anche alla ristorazione. Certo ci sono da fare un certo numero di distinguo, la socialità legata all’alimentazione è, infatti, istinto difficile da scalfire e dubito basti un giro di calendario per farci cambiare radicalmente abitudini così consolidate come quella di frequentare con assiduità bar e ristoranti. Al tempo stesso è possibile immaginare che le tante restrizioni di questo ultimo anno abbiano lasciato e lasceranno segni più o meno significativi, e che sia plausibile pensare a un futuro fatto un po’ meno di grandi tavolate e un po’ più di cucina casalinga. Vedremo.
La seconda riguarda la scelta dei ristoranti che torneremo ad affollare (sul quando questo succederà permangono altrettanti dubbi, ma qui si vuole provare ad essere ottimisti): siamo sicuri che basterà tirare su una serranda per rivedere gli stessi clienti della scorsa estate o, ancora prima, dello scorso febbraio? Che premere un interruttore sia sufficiente per tornare indietro nel tempo? Ce lo si chiede con la consapevolezza che questi sono stati mesi difficilissimi per tutti, sia per chi ha deciso di rimanere chiuso che per chi tra mille difficoltà ha provato a reinventarsi con soluzioni quali asporto e delivery, modalità di consumo che sono prepotentemente entrante nella nostra nuova quotidianità. Certo la sensazione è che soprattutto per i secondi questi mesi siano stati non solo una sfida ma forse anche un investimento nel futuro. Chissà: nel dubbio io conto i giorni che mi separano da quel pranzo che non sono mai riuscito a fare in quel bel ristorante che è ormai chiuso da troppo tempo. Stasera invece delivery, come ogni venerdì sera da molte settimane a questa parte. Un altro aspetto della pandemia: le piccole ricorrenze che aiutano a dettare con le loro parentesi di gioia il trascorrere del tempo.
La seconda riguarda la scelta dei ristoranti che torneremo ad affollare (sul quando questo succederà permangono altrettanti dubbi, ma qui si vuole provare ad essere ottimisti): siamo sicuri che basterà tirare su una serranda per rivedere gli stessi clienti della scorsa estate o, ancora prima, dello scorso febbraio? Che premere un interruttore sia sufficiente per tornare indietro nel tempo? Ce lo si chiede con la consapevolezza che questi sono stati mesi difficilissimi per tutti, sia per chi ha deciso di rimanere chiuso che per chi tra mille difficoltà ha provato a reinventarsi con soluzioni quali asporto e delivery, modalità di consumo che sono prepotentemente entrante nella nostra nuova quotidianità. Certo la sensazione è che soprattutto per i secondi questi mesi siano stati non solo una sfida ma forse anche un investimento nel futuro. Chissà: nel dubbio io conto i giorni che mi separano da quel pranzo che non sono mai riuscito a fare in quel bel ristorante che è ormai chiuso da troppo tempo. Stasera invece delivery, come ogni venerdì sera da molte settimane a questa parte. Un altro aspetto della pandemia: le piccole ricorrenze che aiutano a dettare con le loro parentesi di gioia il trascorrere del tempo.
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