La Casa dei Cini e il senso di Clelia e Riccardo per il fumetto In evidenza
Era il 2012 quando faceva capolino su queste pagine Carlo Tabarrini con la sua Margò, realtà non lontana dalla città oggi famosa ben oltre i confini regionali. Oppure poco dopo Giovanni Cenci, eclettico vignaiolo in quel di San Biagio della Valle; Marco Merli, il cui talento alberga a Casa del Diavolo; Mani di Luna, bella fattoria biodinamica appena fuori Torgiano. Nomi che insieme a quello di Moreno Peccia de La Spina, ormai decano dei vini dei Colli Perugini, in poco tempo hanno contribuito, e non poco, a vivacizzare tutto un territorio grazie a bianchi e rossi di certa immediatezza e sicura espressività.
Questa bella ricerca non poteva di certo interrompersi, e infatti a questi si affiancano Clelia e Riccardo Cini, sorella e fratello che ormai da alcuni anni, almeno dal 2011, propongono una linea in continuo miglioramento. Pochi ettari a Pietrafitta rinnovati nel 2003 le cui uve in parte vengono ancora vendute a terzi per una produzione, in questi anni assestata in appena 10.000 bottiglie, che si divide in 4 diversi vini, di cui 3 rossi. Spicca per stoffa il “Borgonovo”, capace di stupire anche a distanza di anni. Delizioso il “Quattro A”, a base di sangiovese. Poi il mio preferito, il “Malandrino”, rosso a base di ciliegiolo di sicura fragranza, rock’n’roll nel corpo e sbarazzino nello spirito.
Da qualche settimana La Casa dei Cini ha cambiato la grafica delle proprie etichette. Ognuna racconta con un fumetto disegnato da quel Sualzo già apparso sulle pagine di PM il percorso che porta alla nascita di ogni vino, dalla vigna alla cantina. Un’idea nata sfogliando Gli Ignoranti (sottotitolo: vino e libri, diario di una reciproca educazione) splendido fumetto di Etienne Davodeau che con Perugia ha un legame molto forte: la sua edizione italiana è venuta alla luce in parte anche tra le sale della Biblioteca delle Nuvole di Madonna Alta. Niente è casuale, sono tutte storie bellissime.