L'editoriale n.134
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Ciao siamo il CTS, il richiamo con AZ è sicuro, ma siccome la gente è terrorizzata lo vietiamo che poi è molto meglio il mix, ma siccome qualcuno rifiuta il richiamo eterologo ritiriamo il divieto e lasciamo libertà di scelta. Ormai siamo al “fate come cazzo vi pare”
Dopo aver passato mezzo Europeo a chiederci se fosse giusto inginocchiarsi o meno, se farlo per solidarietà, per obbligo, per scelta imposta, per unanimità o per scaramanzia e senza aver mai capito neanche per un secondo quale fosse il motivo per cui inginocchiarsi era doveroso (anche se, tranquilli, ha detto Chiellini che ora penseranno a delle iniziative contro il nazismo), adesso sembra che qualcuno abbia deciso che dobbiamo tutti inginocchiarci al terrore.
Che nello specifico è rappresentato dalla Variante Delta, il contagiosissimo spin-off del Coronavirus che già semina panico in vista dell’autunno. Però i vaccini funzionano, ci dicono. E chi scrive ne è profondamente convinto. Proprio alla luce di questo, fatico a comprendere perché si dovrebbe tornare anche solo a ipotizzare nuovi lockdown. E soprattutto perché mai bisognerebbe chiudere in casa persone vaccinate rischiando di fermare di nuovo il paese. Posto che oggi quello vaccinale non è un obbligo, è giusto e doveroso consentire a chi è vaccinato con doppia dose di portare avanti una vita normale.
Ma questa impostazione logica incontrerà due nemici, temo. Il primo: il delirio taleban-sanitario del “contagio zero”. Una folle utopia che non ci possiamo permettere di inseguire (con buona pace di un pezzo di CTS e di qualche forza politica). Il contagio zero, se una malattia non porta ospedalizzazioni in termini significativi, è un abominevole nonsense. Così come insensata è la conta dei contagi in chiave restrizioni: da ora in poi bisognerebbe soltanto contare ospedalizzazioni e decessi e, ovviamente, continuare a sequenziare. La scienza è una cosa, le scelte politiche un’altra ed è bene non confondere i due ambiti. L’altro nemico rischia di essere l’ossessione per la privacy. Se si decidesse di far vivere una vita normale ai vaccinati, questo implicherebbe una certificazione in stile green pass, magari anche per andare a cena fuori o allo stadio. Siamo sicuri che non si leveranno le proteste dei custodi della privacy nel tentativo di rendere vana questa iniziativa? Come se quando andiamo allo stadio con i biglietti nominali, quando viaggiamo con i biglietti nominali, quando paghiamo con carte e bancomat al ristorante o in un negozio non fossimo già costantemente tracciati...
E allora pensiamo alla musica. Una delle cose per le quali vale la pena vivere. Musica che torna prepotente quest’estate ad animare i concerti estivi, gli attesi live e i grandi eventi dell’Umbria. Speriamo che questa musica, leggerissima e attesissima (a proposito, non perdetevi la bella intervista a Colapesce a pagina 42), possa alleggerire anche il peso della fase storica che stiamo attraversando. In fondo, come cantava Celia Cruz nel suo La Vida es un Carnaval: “las penas se van cantando”.
Che nello specifico è rappresentato dalla Variante Delta, il contagiosissimo spin-off del Coronavirus che già semina panico in vista dell’autunno. Però i vaccini funzionano, ci dicono. E chi scrive ne è profondamente convinto. Proprio alla luce di questo, fatico a comprendere perché si dovrebbe tornare anche solo a ipotizzare nuovi lockdown. E soprattutto perché mai bisognerebbe chiudere in casa persone vaccinate rischiando di fermare di nuovo il paese. Posto che oggi quello vaccinale non è un obbligo, è giusto e doveroso consentire a chi è vaccinato con doppia dose di portare avanti una vita normale.
Ma questa impostazione logica incontrerà due nemici, temo. Il primo: il delirio taleban-sanitario del “contagio zero”. Una folle utopia che non ci possiamo permettere di inseguire (con buona pace di un pezzo di CTS e di qualche forza politica). Il contagio zero, se una malattia non porta ospedalizzazioni in termini significativi, è un abominevole nonsense. Così come insensata è la conta dei contagi in chiave restrizioni: da ora in poi bisognerebbe soltanto contare ospedalizzazioni e decessi e, ovviamente, continuare a sequenziare. La scienza è una cosa, le scelte politiche un’altra ed è bene non confondere i due ambiti. L’altro nemico rischia di essere l’ossessione per la privacy. Se si decidesse di far vivere una vita normale ai vaccinati, questo implicherebbe una certificazione in stile green pass, magari anche per andare a cena fuori o allo stadio. Siamo sicuri che non si leveranno le proteste dei custodi della privacy nel tentativo di rendere vana questa iniziativa? Come se quando andiamo allo stadio con i biglietti nominali, quando viaggiamo con i biglietti nominali, quando paghiamo con carte e bancomat al ristorante o in un negozio non fossimo già costantemente tracciati...
E allora pensiamo alla musica. Una delle cose per le quali vale la pena vivere. Musica che torna prepotente quest’estate ad animare i concerti estivi, gli attesi live e i grandi eventi dell’Umbria. Speriamo che questa musica, leggerissima e attesissima (a proposito, non perdetevi la bella intervista a Colapesce a pagina 42), possa alleggerire anche il peso della fase storica che stiamo attraversando. In fondo, come cantava Celia Cruz nel suo La Vida es un Carnaval: “las penas se van cantando”.
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