Il Perugino? Un razzista In evidenza
Cittadino americano denuncia il Metropolitan Museum di New York perché il Gesù dai colori ariani di Pietro Vannucci sarebbe discriminatorio
Gesù? È nato in una terra i cui abitanti avevano la carnagione scura, lo sanno tutti. Partendo da questo presupposto un cittadino afroamericano, Justin Renel Jospeh, ha deciso di dichiarare una personalissima guerra iconoclasta alle opere d'arte che raffigurano un Cristo dai colori troppo nordici e occidentali. Lo riporta il New York Post di una manciata di giorni fa, specificando che - per il momento - l'invettiva è circoscritta a un quartetto di dipinti.
Fra le opere all'indice spicca “La Resurrezione” del Perugino, in cui Gesù, piuttosto pallido come si conviene a uno che è rimasto “morto” per tre giorni, è addirittura rappresentato con una folta chioma bionda. Manco fosse il figlio di Babbo Natale nato in Lapponia, invece che il figlio dell'Altissimo nato in Galilea.
Le altre tre opere accusate di essere discriminatorie sono, per la cronaca, “La Sacra Famiglia con Angeli” di Sebastiano Ricci, “Il miracolo dei pani e dei pesci” di Tintoretto e “La crocefissione” di Francesco Granacci. Tutti dipinti in cui il carnato di Cristo risulta essere in tonalità “omino bianco”. Cosa che, evidentemente, agli integralisti del multiculturalismo a tutti i costi proprio non va giù. Così, a farne le spese (considerando che gli autori materiali dell'intollerabile gesto razzista hanno deciso di lasciare la terra qualche secolo fa, piuttosto che affrontare a testa alta le conseguenze delle proprie provocazioni) è il Metropolitan Museum di New York querelato per razzismo per aver deciso di esporre le opere con il Cristo dai tratti ariani. Dal Met difendono la scelta per opere che vengono definite “storicamente e artisticamente importanti” e a quanto pare non hanno voglia di staccare le tele incriminate dalle pareti. Entrando nel merito delle accuse di Justin Renel Jospeh, la portavoce ufficiale del museo Elyse Topalian ha dovuto didascalicamente spiegare che: “era una prassi consuetudinaria e diffusa per gli artisti del tempo dipingere Gesù con gli stessi tratti somatici del pubblico a cui si rivolgevano”.
Stando così le cose, al querelante non resterà che andare alla ricerca di qualche ritratto del Cristo, commissionato da Carlo Conti.
Fra le opere all'indice spicca “La Resurrezione” del Perugino, in cui Gesù, piuttosto pallido come si conviene a uno che è rimasto “morto” per tre giorni, è addirittura rappresentato con una folta chioma bionda. Manco fosse il figlio di Babbo Natale nato in Lapponia, invece che il figlio dell'Altissimo nato in Galilea.
Le altre tre opere accusate di essere discriminatorie sono, per la cronaca, “La Sacra Famiglia con Angeli” di Sebastiano Ricci, “Il miracolo dei pani e dei pesci” di Tintoretto e “La crocefissione” di Francesco Granacci. Tutti dipinti in cui il carnato di Cristo risulta essere in tonalità “omino bianco”. Cosa che, evidentemente, agli integralisti del multiculturalismo a tutti i costi proprio non va giù. Così, a farne le spese (considerando che gli autori materiali dell'intollerabile gesto razzista hanno deciso di lasciare la terra qualche secolo fa, piuttosto che affrontare a testa alta le conseguenze delle proprie provocazioni) è il Metropolitan Museum di New York querelato per razzismo per aver deciso di esporre le opere con il Cristo dai tratti ariani. Dal Met difendono la scelta per opere che vengono definite “storicamente e artisticamente importanti” e a quanto pare non hanno voglia di staccare le tele incriminate dalle pareti. Entrando nel merito delle accuse di Justin Renel Jospeh, la portavoce ufficiale del museo Elyse Topalian ha dovuto didascalicamente spiegare che: “era una prassi consuetudinaria e diffusa per gli artisti del tempo dipingere Gesù con gli stessi tratti somatici del pubblico a cui si rivolgevano”.
Stando così le cose, al querelante non resterà che andare alla ricerca di qualche ritratto del Cristo, commissionato da Carlo Conti.
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