L'editoriale n.137
37,5 è febbre, devi stare a casa 15 giorni. Avevamo ragione noi uomini
C’è il green pass base e c’è il super green pass, che doveva durare nove mesi, no sei, poi di nuovo nove o forse illimitatamente, c’è l’obbligo vaccinale che cambia in base all’età, le regole sulla quarantena che dipendono dal numero di dosi, dal booster e dal tempo passato dalla seconda dose, i giorni d’isolamento che cambiano a seconda dei casi, il sistema dei colori è una sorta di cubo di Rubik, in cui a colori diversi corrispondono regole uguali e a colori uguali regole diverse a seconda del negozio, dell’età o dell’ente pubblico di riferimento, ci sono le regole sulla dad che cambiano in base alla scuola, ai vaccini e al numero dei casi in classe, in fila per tre col resto di due, ci sono luoghi dov’è obbligatorio l’uso della mascherina chirurgica e luoghi dove non è sufficiente perché è obbligatorio l’uso della FFP2, c’è lo smartworking per molti ma non per tutti, ci sono le attività considerate essenziali e quelle non essenziali, i tabaccai considerati essenziali durante il primo lockdown ora non lo sono più, ci sono le norme sull’accesso alle poste per il ritiro della pensione e sull’accesso ai centri per l’impiego che fanno a pugni con la Costituzione, le regole per l’accesso agli uffici pubblici che cambiano a seconda dell’ufficio pubblico, le capienze degli stadi che cambiano ogni due settimane, c’è il paradosso del cibo al chiuso che si può consumare al bar ma non al cinema, e poi ci sono le norme contenute nei decreti aventi valore di legge smentite dalle FAQ ministeriali che non hanno alcun valore normativo.
La verità è che non basta più la mascherina, per uscire di casa, ormai, serve il libretto delle istruzioni.