Con un figlio non si è mai preparati In evidenza
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Partiamo da un presupposto: con un figlio non si è mai preparati. Per quanto uno possa “studiare” soluzioni preventive, leggere, documentarsi non si è mai pronti a nulla.
Né alla nascita, né a qualsiasi altro cambiamento. Quello che un figlio sa fare meglio è sorprenderti e io sono qua a chiedermi quand’è che sia successo, perché se chiudo gli occhi e guardo indietro vedo una gran fretta e una gran fatica, ma nessuno indizio del fatto che un giorno mi sarei trovata madre di un bambino “grande”. E all’improvviso, per giunta.
Un bambino che ai miei tentativi di effusioni in pubblico risponde opponendo imbarazzo. Che se lo prendi in braccio sai che avrai mal di schiena per almeno tre giorni. Che è pronto a riprenderti ogni volta che cadi in contraddizione. Che se ti metti a dieta e poi ti becca con le dita nella Nutella te lo fa notare. Che se ti lamenti che hai tanto da lavorare e poi ti alzi dal letto alle dieci, te lo fa ugualmente notare.
Che carica le sue risposte di sarcasmo.
Che appena gli giri le spalle dopo averlo ripreso, lo sai bene farà qualche smorfia perché si sentirà vittima di una grande ingiustizia.
Ecco, io a tutto questo non ero preparata, ma a pensarci bene non ero preparata nemmeno alla sua nascita e il nostro percorso insieme lo abbiamo sempre costruito improvvisando. Qualche volta sono stata io a trainare, molto spesso lo ha fatto lui con me.
Ecco, la cosa che più mi ha sorpreso in questo viaggio pieno di sorprese è stata che all’improvviso anche la genitorialità ha iniziato a diventare leggera. A piacermi. Ad essere non solo appagante, ma pure divertente. A me piace essere madre di un bambino grande, mi piace guardare la nostra relazione in evoluzione: mi piace constatare che anche quello con i figli è fatto della stessa sostanza di tutti i rapporti d’amore. Alterna fasi, ti dà e ti toglie, ti mette alla prova e ti restituisce un senso. Ma avevo bisogno di diventare la mamma di un bambino grande per capirlo, perché prima no, non era ancora il momento giusto per farlo.
Con un figlio non si è mai preparati e a me sembra una cosa bellissima.
Un bambino che ai miei tentativi di effusioni in pubblico risponde opponendo imbarazzo. Che se lo prendi in braccio sai che avrai mal di schiena per almeno tre giorni. Che è pronto a riprenderti ogni volta che cadi in contraddizione. Che se ti metti a dieta e poi ti becca con le dita nella Nutella te lo fa notare. Che se ti lamenti che hai tanto da lavorare e poi ti alzi dal letto alle dieci, te lo fa ugualmente notare.
Che carica le sue risposte di sarcasmo.
Che appena gli giri le spalle dopo averlo ripreso, lo sai bene farà qualche smorfia perché si sentirà vittima di una grande ingiustizia.
Ecco, io a tutto questo non ero preparata, ma a pensarci bene non ero preparata nemmeno alla sua nascita e il nostro percorso insieme lo abbiamo sempre costruito improvvisando. Qualche volta sono stata io a trainare, molto spesso lo ha fatto lui con me.
Ecco, la cosa che più mi ha sorpreso in questo viaggio pieno di sorprese è stata che all’improvviso anche la genitorialità ha iniziato a diventare leggera. A piacermi. Ad essere non solo appagante, ma pure divertente. A me piace essere madre di un bambino grande, mi piace guardare la nostra relazione in evoluzione: mi piace constatare che anche quello con i figli è fatto della stessa sostanza di tutti i rapporti d’amore. Alterna fasi, ti dà e ti toglie, ti mette alla prova e ti restituisce un senso. Ma avevo bisogno di diventare la mamma di un bambino grande per capirlo, perché prima no, non era ancora il momento giusto per farlo.
Con un figlio non si è mai preparati e a me sembra una cosa bellissima.
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C'era una vodka