La verità vi racconto sull'asilo In evidenza
Fare l’inserimento all’asilo nido non è una cosa affatto divertente. No, lo dico perché è ora che qualcuno lo scriva a chiare lettere. L’inserimento al nido è qualcosa di straziante, pari solo all’angoscia che finora ho avuto quando dovevo portare il Nano a fare il vaccino.
O che mi assale ogni volta che devo fare le analisi del sangue. O che vedo una giovane ragazza indossare delle calze velate. Un’angoscia. E non parlo del fatto di lasciarlo tutto solo per la prima volta che poi le maestre che ne sanno di cosa diverte il mio piccolino e se escono per giocare in terrazzo io lo so che non gli mettono nemmeno il cappello. Non parlo nemmeno di quanto possano essere straziante i pianti di tutti ‘sti bambini in pieno trauma da abbandono, vederli che ti si attaccano alle gambe e ti urlano: “Mammmmmaaaaaaaa” e poi la loro mamma compare, tu scopri che è una discreta cozza e ti risenti pure un pochetto.
A preoccuparmi non sono le maestre o i loro metodi sbrigativi rispetto a quelli di nonne, mamma e zie ai quali il Nano è stato abituato fino ad una manciata di giorni fa, né il fatto che non consumerà i suoi pasti sotto il nostro sguardo attento. O che gli cambino il pannolino senza tutte le dovute accortezze e spalmando la creme pre, durante e post operazioni di pulizia. Non mi angosciano i nasi gocciolanti, le scale ad accesso libero, i giochi che contano almeno due ruote e i bambini più grandi che non sempre sono delicatissimi.
A me quello che veramente crea tanta angoscia è che, ogni volta che vado a prendere mio figlio all’asilo, lui si attacca al cavallo a dondolo manco fosse l’ultimo uomo sulla terra e inizia a piangere e a disperarsi perché non vuole tornarsene a casa. Con me.