Vaccino antitumorale: la comunità scientifica frena l'entusiasmo
È di pochi giorni fa, la notizia che ha fatto in pochissimo tempo il giro del mondo, dando nuove speranze a tutte le persone ammalate di cancro e alle loro famiglie. È stato pubblicato, sulla nota rivista scientifica, “Nature”, lo studio dei ricercatori tedeschi che aprirebbe la strada alla creazione di un vero e proprio vaccino efficace contro ogni tipo di cancro. “La ricerca – come scrivono gli autori su Nature – dimostra che il vaccino induce “forti risposte” immunitarie anticancro, al momento sperimentate su topolini e in tre pazienti con melanoma avanzato; e rappresenta un passo in avanti verso un vaccino universale per l’immunoterapia anti-tumorale”. Ma in che cosa consiste? Secondo quanto descritto dallo studio condotto dal team di Ugur Sahin della Johannes Gutenberg University di Mainz (Germania) il vaccino sfrutterebbe la risposta del sistema immunitario alle infezioni virali e la “reindirizzerebbe” per combattere i tumori. Ma medici e scienziati frenano l'entusiasmo iniziale, non per fare i guastafeste, precisano, ma per non illudere i pazienti. Paolo Ascierto, direttore della Struttura complessa di oncologia medica e terapie innovative dell’Istituto nazionale tumori Irccs Fondazione Pascale di Napoli, all’Adnkronos Salute, spiega che si tratta di una ricerca molto interessante e innovativa, ma anche molto preliminare, che conferma comunque il potenziale dell’immunoterapia contro i tumori” . C’è grande ottimismo fra gli oncologi, perché esistono già farmaci importanti, che hanno dimostrato il loro effetto non solo contro il melanoma, ma anche contro molte altre neoplasie. Tutti questi risultati mostrano che la ricerca contro il cancro va avanti e ai risultati già ottenuti con i nuovi anticorpi monoclonali si aggiungono quelli degli studi sull’immunoterapia. Ma per avere un vero e proprio vaccino, sarà necessaria una lunga sperimentazione, per di più, la terapia dovrebbe essere personalizzata, specifica per il tipo di tumore studiato e per il paziente colpito, in grado di addestrare il sistema immunitario, a riconoscere gli antigeni tumorali. Il vaccino potrebbe, quindi avere dei costi molto elevati, creando potenziali discriminazioni tra pazienti in grado di sostenere gli elevati costi della cura e non. I primi dati preclinici sono molto interessanti e l'entusiasmo per questa scoperta, che se dovesse risultare valida, sarebbe la più grande scoperta in campo medico dell'ultimo secolo, è del tutto giustificato, ma occorrerà ancora del tempo e il modello dovrà essere validato su altri tumori. Nel frattempo non ci resta che sperare...
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