Dancity entra nel mito!
Questo è Dancity.
E quest'anno c'è stata una indimenticabile notte. Quella dei Tangerine Dream. È grazie a loro che qualcuno ha coniato i termini musica cosmica e krautrock.
Due ore e un quarto di concerto, sequenze, sogni, architetture che oramai sono nella nostra mente da decenni grazie a loro... Il Chiostro di San Domenico era completamente gremito, posti a sedere tutti esauriti e intorno centinaia di persone in piedi. L'unico concerto in Italia della storica Band, che è nata nel 67 è che ha pubblicato decine e decine di lavori in più di 50 anni di carriera.
Probabilmente non tutti i giovani che erano lì sapevano che le sequenze che ascoltiamo nella techno, nella trance, e nei 1000 altri rivoli dell'Elettronica contemporanea, sono nate con loro...
La stessa serata era già iniziata in maniera eccellente con Suzanne Ciani, due volte pioniera. La prima perché costruiva sintetizzatori all'inizio degli anni 70. La seconda perché lo faceva essendo una donna e certamente all'epoca la cosa non era considerata così normale come lo è oggi.
La 72enne, di origine italiana, ci ha ipnotizzati e rapiti, con le sue sequenze analogiche, con i suoi cavi che collegava direttamente ai vari moduli dei sintetizzatori e dei sequencer. Ancora più suggestivo il fatto che gli spettatori fossero tutti intorno a lei, a poche decine di centimetri di distanza.
A fine concerto ha anche chiesto quanti degli ascoltatori fossero musicisti ed ha parlato delle apparecchiature che stava usando.
Dopo la Ciani eccoci davanti a Burnt Friedman e Mohammad Reza Mortazavi. Una inaspettata, eccitante fusione tra percussioni etniche ed elettronica. Algida la connessione tra l'imperturbabile tedesco seduto dietro i suoi alambicchi elettronici e il tombak di Mohammad Reza Mortazavi iraniano, considerato il migliore musicista al mondo nel suonare questo strumento. Impressionante sentire i ritmi che uscivano dalle sue dita, su quei pochi centimetri di pelle. Sembrava di ascoltare un atavico sequencer.
La liquefazione e la fusione con i tappeti ripetitivi di Friedman sono stati la catarsi collettiva nel chiostro di San Domenico.
Più puramente Techno la serata di sabato. Il clou è stato il potentissimo show di Amelie Lens. Il Chiostro era stracolmo. Lei, moderna sacerdotessa dentro quei luoghi che già furono sacri. Il rito collettivo è stato inevitabile. I suoi lunghi attraenti, ammalianti capitoli di un libro tutto mentale.
Erano quasi le 3 del mattino quando ha lasciato il palco, l'energia della partecipazione era palpabile.
Il festival si è concluso Domenica 26. Spunti tutti mediterranei con i NU Guinea. Ancestrali segnali funky, tessuti con il sentire partenopeo, il Sud America e forti strizzate d'occhio alla New Wave degli anni 80. Un folto seguito di fan, li ha acclamati, applauditi, ha sottolineato i loro cori e rafforzato i loro testi.
Inutile sottolineare ancora che è stata, come sempre, una delle più straordinarie, emozionanti, stimolanti manifestazioni del panorama nazionale.
Mai perdersi un'edizione del Dancity.
Alla prossima.
Scritto da Paolo Sciamanna
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