Monini e Ballarò: scontro sulla trasmissione sull’olio tunisino In evidenza
L’azienda parla di superficialità e parzialità riguardo alla puntata di martedì sera: lo sfogo è affidato a una nota su Facebook
Tutto parte dalla trasmissione televisiva Ballarò andata in onda martedì sera su Rai 3 con ospite in studio, tra gli altri, Zefferino Monini, Presidente e Ad di Monini S.p.A., nonché vice-presidente Federolio. Nel corso della puntata è andato in onda un servizio sull’olio importato dalla Tunisia in Italia e proveniente, in alcuni casi, da frantoi in condizioni igieniche che sono state oggetto di un dibattito molto critico. Il conduttore, Massimo Giannini, ha quindi chiesto a Monini se la sua azienda avesse mai usato olio tunisino e l’imprenditore ha subito chiarito che mai l’impresa spoletina ha avuto a che fare con produttori senza avere garanzie di igiene e qualità e che comunque la Monini, da dieci anni, non compra più olio dalla Tunisia.
Evidentemente però il quadro uscito dalla trasmissione ha infastidito l’azienda tanto da rendere necessario un ulteriore chiarimento e la presa di distanza dai contenuti della puntata. Su Facebook, Zefferino Monini ha quindi espresso “completo disappunto per la superficialità e parzialità con cui una rete della televisione pubblica ha trattato il tema dell’olio extravergine d’oliva a partire dalla questione dell’olio tunisino oggetto del recente decreto Ue”.
“Non abbiamo nulla da dimostrare per quanto riguarda l’accuratezza con cui vengono prodotti i nostri extravergine – si legge sulla pagina social dello storico marchio umbro -, testimoniata innanzitutto dalla nostra storia di azienda di famiglia quasi secolare e confermata da continui test qualitativi svolti a campione da riviste consumeriste italiane, tedesche, francesi. Ci rammarichiamo ancora una volta – continua la nota firmata dall’imprenditore - per l’occasione mancata dal servizio pubblico di offrire un quadro obiettivo che informasse senza allarmare e ingenerare altre superficiali e inutili guerre sante contro ciò che non è 100% Made in Italy, pur essendo ormai palese che le sole olive italiane non bastano nemmeno a soddisfare il nostro fabbisogno interno”.
“Le generalizzazioni non fanno mai bene alla verità e alla vera informazione – aggiunge Zefferino Monini - olio buono si può fare in Italia così come in Tunisia e lo stesso vale per olio di cattiva qualità. Esempi di sporcizia e trascuratezza come quelli mostrati nei servizi di Ballarò si possono trovare tanto in Tunisia come in Italia e allo stesso modo vanno represse. Monini S.p.A. non ha mai avuto niente a che fare con realtà come queste da cui ogni produttore serio deve tenersi lontano e attivarsi per la loro eliminazione. Questo dovrebbe raccontare un servizio serio, attento, informato che si voglia chiamare dignitosamente pubblico dando anche maggior voce e spazio a chi di quel tema se ne intende davvero”.
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