“L’opera d’arte più preziosa è la Natura”: Nino Cordio in mostra a Todi
L’opera d’arte più preziosa è la natura
In una lettera del 1997 indirizzata al figlio Francesco, Nino Cordio definisce la natura come “l’opera d’arte più preziosa”. Per tale ragione presenzia sempiterna l’intera sua produzione artistica, sia nello sfondo che da soggetto in primo piano. Ciò a suggerire l’imprescindibile legame con tutti gli esseri viventi, a lei connaturati.
È però nell’affresco che la volontà di celebrarla pare acquisire maggior vigore poiché la tecnica, tra segno pittorico e superficie materica, consente all’artista di condensarne la visione e l’esperienza.
È qui che risiede la verità dei dipinti di Cordio, nel fotografare istanti metamorfici, ben cosciente del- la mutevolezza della Natura. Quest’ultima, insieme all’insita impermanenza della visione ricostruita per ricordo, trova ancora espressione nell’effetto visivo sortito dall’affresco e ovvero in quell’incompletezza data dai frequenti parziali scolorimenti o perdite di intonaco, successivi alle fasi di stacco o strappo.
“Il tempo mutevole delle cose e il suo sentire hanno determinato scelte significative nel mio lavoro. La visione improvvisa di un nido, il sacrificio mortale di una volpe, il volo vibrante di un fagiano, l’armonia degli azzeruoli, sono temi e soggetti a me cari. L’opera d’arte più preziosa è la natura e, come la cometa e la nostra vita, ci appartiene.”
È questo ciò che dona valore all’esistenza e Nino Cordio lo narra attraverso un continuo rimando di forme e colori tra i soggetti - paesaggi, nature morte, animali e figure umane - raccolti in tal senso in un Tutto Uno rivolto verso il medesimo destino. Anche le gamme di colore convocano la sua storia: è dall’ocra e dalle tonalità terrose che sembra sia possibile poter sentire l’odore della calda Sicilia, mentre è nel verde che si riscopre l’Umbria.
Nino Cordio
Nato a Santa Ninfa, in provincia di Trapani, il 10 luglio 1937. Ha studiato all’Istituto d’Arte di Catania e all’Accademia di Belle Arti di Roma. Successivamente ha frequentato l’Atelier di Friedländer a Parigi. Ha insegnato presso il I Liceo Artistico di Roma e presso la International School of Art, in Umbria. Ha esposto i suoi lavori in numerose personali in Italia, Europa e Americhe. Ha vissuto e lavorato tra Roma e Todi. Il 24 aprile del 2000 muore a Roma, città in cui riposa presso il Cimitero Acattolico di Testaccio.
Di lui e della sua opera hanno scritto tra gli altri Leonardo Sciascia, Enzo Siciliano, Andrea Camilleri, Carlo Levi, Guido Giuffrè.
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