A tutte le neomamme titubanti e impaurite… proprio come me In evidenza
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Sono stata una di quelle neomamme titubanti e impaurite. Sì, il mio bambino mi faceva paura. Non è che avessi paura di lui perché come si fa ad avere paura di un esserino indifeso di tre chili e un cordone ombelicale?
Paura di me con lui piuttosto, timore di non essere in grado di affrontare la mia nuova vita insieme a quell’esserino. Qualsiasi fosse la situazione da affrontare, o meglio vivere, ero spaventata dall’affrontarla, o meglio viverla, con lui.
Parlo di cose stupide eh, cose come andare a fare la spesa, guidare con lui in macchina, portarlo al ristorante, andare in libreria a comprare un libro o semplicemente fare una passeggiata al parco.
Per un po’ di tempo la paura mi ha atterrita e lo spavento mi ha chiuso in casa, c’è voluto del tempo per prendere il giusto ritmo, non minuti, né ore, ma mesi, forse anni, per superare questa sorta di limite che mi imponevo per tenere al riparo me e il mio bambino. La verità è che preferivo restarmene a casa, al sicuro tra le mura di casa io che a casa non ci passavo nemmeno il lunedì sera, invece di uscire e stavo bene così. Mi bastava essere al sicuro, tanta era l’incertezza e il senso di smarrimento.
Un senso di smarrimento che pian pianino ho messo da parte. C’è ancora, c’è sempre, ma un passo dopo l’altro l’ho messo da parte, ho preso per mano mio figlio, oppure è stato lui a prendermi per mano questo non l’ho mai capito, e sono uscita. Per fare la spesa, tornare dai miei, andare a prendermi un caffè con le mie amiche.
Ogni giorno qualche chilometro in più, qualche passo ancora, finché fare tutto quello che facevo prima è tornato ad essere la nuova normalità, non più solo mia.
E quando torna la paura, quella di dover insegnare la strada a qualcuno, di averne la responsabilità, semplicemente smetto di pensarci… e inizio a camminare!
Parlo di cose stupide eh, cose come andare a fare la spesa, guidare con lui in macchina, portarlo al ristorante, andare in libreria a comprare un libro o semplicemente fare una passeggiata al parco.
Per un po’ di tempo la paura mi ha atterrita e lo spavento mi ha chiuso in casa, c’è voluto del tempo per prendere il giusto ritmo, non minuti, né ore, ma mesi, forse anni, per superare questa sorta di limite che mi imponevo per tenere al riparo me e il mio bambino. La verità è che preferivo restarmene a casa, al sicuro tra le mura di casa io che a casa non ci passavo nemmeno il lunedì sera, invece di uscire e stavo bene così. Mi bastava essere al sicuro, tanta era l’incertezza e il senso di smarrimento.
Un senso di smarrimento che pian pianino ho messo da parte. C’è ancora, c’è sempre, ma un passo dopo l’altro l’ho messo da parte, ho preso per mano mio figlio, oppure è stato lui a prendermi per mano questo non l’ho mai capito, e sono uscita. Per fare la spesa, tornare dai miei, andare a prendermi un caffè con le mie amiche.
Ogni giorno qualche chilometro in più, qualche passo ancora, finché fare tutto quello che facevo prima è tornato ad essere la nuova normalità, non più solo mia.
E quando torna la paura, quella di dover insegnare la strada a qualcuno, di averne la responsabilità, semplicemente smetto di pensarci… e inizio a camminare!
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C'era una vodka
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