Invisible Harm al Tangram di Perugia
È il riso a farsi protagonista, divenendo l’elemento base dell’opera. L’immagine fotografica in cui compare la configurazione morfologica del Giappone che precedentemente l’artista ha modellato con le proprie mani utilizzando “specialissimi” chicchi di riso. L’autrice è Sissa Micheli, nata in Alto Adige/Südtirol nel 1975, vive e lavora stabilmente a Vienna.
In effetti, ha utilizzato come elemento rappresentativo della sua opera, una particolare coltivazione di riso proveniente da Fukushima, miracolosamente non contaminata dalla radioattività.
Con quest’opera lei vuole riferirsi al tragico evento che nel 2011 colpì il territorio della città costiera giapponese. Due cataclismi che danneggiarono gravemente tre reattori della centrale nucleare. In un solo momento diciottomila morti, ma i danni a persone e cose sono tutt’ora incalcolabili., l’inquinamento radioattivo del territorio resta la traccia più evidente della fallibilità umana. L’opera è stata espressamente creata per una recente mostra viennese che chiamava in causa l’arte e la sua sensibilità rispetto a quell’evento traumatico che ha inflitto ferite nel profondo dei sopravvissuti, ancora per molto tempo a venire. Con atteggiamento di grande sintonia, l’artista ha scelto di mostrare la lacerazione sociale derivata da quella sciagura, instaurando una connessione diretta con il paese del “sol levante”.
L’integrità di quei chicchi di riso, s’impone come simbolo di resistenza, in opposizione alle insidie nascoste nelle tecnologie più avanzate della modernità.