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Stefano Chiocchini porta il Compasso D’Oro in Umbria

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L’ architetto e designer perugino è stato insignito del prestigioso riconoscimento

Premiato il progetto Green Serramidi & Serramaxi


Testo: Anna Elisa Bellavia
Brano: “Bolero” - Baby K., Mika

 
Quando diverso tempo fa Stefano Chiocchini fondò la sezione ADI Umbria, forse non immaginava che alcuni anni dopo, in particolare a maggio del 2022 avrebbe ricevuto una email che lo inseriva all’interno dei grandi del designer italiani per la vittoria del Compasso d’oro. Il più antico e il più autorevole riconoscimento a livello mondiale nel design.

PM ha deciso di intervistarlo all’indomani del prestigioso annuncio. La voce del designer è emozionata, felice, quando parla del suo progetto e di come sia stato compreso e apprezzato. Alla base abbiamo una serra, o meglio due, SERRAMIDI e SERRAMAXI e una tecnologia innovativa, naturale e total green che permette un funzionamento unico nel loro genere.


Questo è il coronamento di una vita dedicata al design, cosa si prova a sapere che la sua passione, la ricerca e l’amore per il suo lavoro sono stati riconosciuti ai più alti livelli nel settore?

Io lavoro come designer da più di 30 anni; ho sempre progettato e lavorato per le aziende. La soddisfazione, oltre al premio in sé, è rappresentata dal fatto che la vittoria è arrivata con l’azienda che io stesso ho fondato, la mia start up SERRANOVA. Quando siamo stati pubblicati come compagnia nel settore sociale sull’ADI Design Index, il book dove vengono inseriti tutti i progetti che superano le prime selezioni e sono ammessi alla finale (e che sono più di 200), è stata già una grande emozione. È una serra molto bella, non lo dico perché l’ho progettata io, però è esteticamente molto particolare e quindi sinceramente si inserisce bene in contesto anche urbano; però la chiave era far capire come funzionava e che vantaggio aveva. La commissione si è riunita il 2 e il 3 maggio e i giorni seguenti silenzio, pensavo fosse finita lì. Poi invece è arrivata la comunicazione e sono letteralmente saltato sulla sedia. Dal 20 giugno sarò, con la “mia serra”, all’interno del museo del Design Italiano; io passerò, ma rimarrà la mia idea, il mio lavoro, a fianco dei mostri sacri che studiavo quando facevo architettura, quindi sono veramente soddisfatto. Il fatto che sia stato premiato all’interno della sezione sociale che valore ha per lei? Non è solo architettura e design quindi?È il coronamento di un progetto di azione che va avanti da tanto tempo grazie a una serie di intuizioni; non viene premiato solo l’oggetto in sé in quanto capace di penetrare nel mercato ma soprattutto di risolvere problemi e dare soluzioni alternative ed innovative. Il mio primo pensiero quando ho progettato le serre (SERRAMIDI & SERRAMAXI) è stato quello di fare qualcosa per la comunità, qualcosa che risolvesse dei problemi e che desse una sicurezza alimentare che ancora non abbiamo, quindi per me questa è una cosa importantissima.


L’idea di basare i suoi progetti sul green e sull’ambiente era quindi in cantiere?

Diciamo che è stata quasi una scoperta casuale (che a mio avviso è incredibile) e come tutte le più grandi scoperte sono qualcosa di non-programmabile. Stavo disegnando una lampada per bambini con le polveri fotoluminescenti, delle polveri che esistono in natura e che assorbono la luce rilasciandola in seguito; quindi avevo disegnato una lampada a forma di fantasma con un interno in silicone, con queste polveri inserite dentro e avevo scelto un tono particolare di fuxia. Il concetto della lampada è questo: si accende la luce, si carica la fotoluminescenza; si spegne la luce, il fantasma rimane acceso, piano piano si spegne, il bambino si addormenta e non ha paura del buio. Per caso avevo lasciato il silicone su una pianta e…sorpresa, in tre quattro giorni la pianta è cresciuta in modo incredibile. All’inizio pensavo avessero buttato qualcosa di chimico, poi invece ho preso il silicone e la pianta, sono andato alla facoltà di agraria di Modena e Reggio Emilia e dopo mesi di sperimentazione è stato certificato che con questa frequenza c’è una conversione della luce e c’è una stimolazione incredibile e le piante crescono tre volte il normale e cinque volte più veloci, senza chimica. Allora da architetto ho detto: cosa faccio di questa invenzione? Faccio delle serre! E ho progettato delle serre proprio per sfruttare al massimo questa possibilità.


La scoperta è stata quasi casuale. Il designer stava disegnando una lampada per bambini con le polveri fotoluminescenti, e una pianta posizionata là vicino, a sorpresa, in tre quattro giorni è cresciuta in modo incredibile





È un’invenzione e una scoperta che quindi avrà un seguito? Cosa pensa ci sarà nel suo futuro e in quello di SERRANOVA? Cosa può anticiparci?

Intanto questa è un’occasione importante di visibilità a livello mondiale e ovviamente ti proietta nel panorama internazionale. Avendo vinto due compassi d’oro in una volta sola, perché uno lo vince il designer uno lo vince l’azienda, il mio scopo adesso è quello di fare tanti altri prodotti con SERRANOVA. Sto già progettando e ideando delle nuove serre molto particolari che saranno in produzione dalla metà di luglio. Una delle applicazioni, ad esempio, sarà all’interno delle case e dei ristoranti; quindi delle serre molto belle, piccole, che possono essere tenute in ogni cucina per l’uso quotidiano.






Dal design all’ambiente, da una lampada e una pianta a un premio importantissimo; lei è un esempio di tenacia e intuizione, un mentore per i più giovani e non solo, infatti è docente di landscape Design, exhibit design ed ergonomia dell’og-getto d’uso. Che consigli potrebbe dare alle nuove generazioni?

La cosa più importante è che quando si ha una buona idea bisogna andare fino in fondo e cercare di arrivare a snocciolarla. La cosa più importante che i giovani non fanno è che non guardano il loro progetto dal di fuori, cioè non si rendono conto di tante particolarità che possono essere insite nel progetto. Un progetto non è mai semplice, non è un’idea puramente estetica, ma c’è la sostanza e ci sono anche dei dettagli dal punto di vista tecnico importanti ai fini dello sviluppo. Bisogna trovare un pool di persone e di colleghi che ti consigliano e che vedono il progetto dall’esterno, anche per limare le varie problematiche. Il mio consiglio è che se si ha una buona idea è necessario mettere tutte le energie possibili perché sicuramente volere è potere.


Se un giorno un suo studente vincesse il Compasso d’oro?

Sarei felicissimo, per me sarebbe gratificante.

 

E i suoi traguardi? Che obbiettivi ha per il futuro? In fondo, come ha detto lei, questo premio è come l’Oscar per un attore e ci si augura di non fermarsi di certo al primo…

Il mio obbiettivo è quello di continuare a disegnare perché non c’è limite a quello che è possibile fare. Ho dei campi di azione molto grandi come tipologia di design e di oggetti. Sono un esperto di pietra naturale e di marmi quindi sicuramente tornerò a disegnare e ad utilizzare questi materiali.



Ritornando al Compasso d’oro, dove si trova adesso?

È all’interno della mia sala riunioni che è un po’ particolare: sono circondato da tutti i materiali e da tutti gli oggetti possibili e immaginabili, in quanto faccio anche ricerca di materiali innovativi. Ho tantissimi materiali diversi e quindi il compasso d’oro fa bella mostra al centro del tavolo della sala riunioni perché penso che un traguardo così importante debba essere assolutamente condiviso.



“Il mio primo pensiero quando ho progettato le serre è stato quello di fare qualcosa per la comunità, qualcosa che risolvesse dei problemi e che desse una sicurezza alimentare che ancora non abbiamo”

Stefano Chiocchini porta il Compasso D’Oro in Umbria
   
Pubblicato in Attualità