I Pinoli fanno gola alla criminalità
È un nuovo mercato nero quello che sta nascendo. Al centro degli interessi non c’è una qualche sostanza stupefacente bensì i più innocui (ma carissimi) semi di pinoli.
La produzione mondiale di pinoli, infatti, si è dimezzata in una stagione: 18 mila 405 tonnellate nel 2012 rispetto alle 34 mila 445 dell’anno precedente. Mentre la domanda, tra pesto e dolciumi, resta elevata. L’Italia da sola ne consuma oltre 1000 tonnellate. Le vendite nel 2014 si sono attestate sui 48 milioni di euro solo nelle catene della grande distribuzione, senza contare i piccoli negozi. Meno pinoli, domanda invariata uguale prezzi alle stelle. Le quotazioni del pinolo negli ultimi due-tre anni sono impazzite, arrivando a toccare i 47 euro al chilo all’ingrosso. Le cause sono diverse: il clima bizzarro innanzitutto che non ha permesso alle pigne di maturare e un parassita che ha colpito i pini domestici italiani e di altre aree del Mediterraneo.
Una situazione che, si capisce, diventa piatto ricco per i professionisti della malavita. Infatti, accanto ai furti nei supermercati, dove i pinoli arrivano a costare fino a 80/100 euro al chilo, che si sono moltiplicati ad opera di disperati, ci sono diversi casi di cronaca che parlano di grandi furti ad opera di professionisti, fatti su commissione.
Furti da centinaia di migliaia di euro, operati ai danni di grossisti che hanno poco a che vedere con i furti di bustine di pinoli operati nei supermercati. Una situazione contro la quale ci si difende come si può: ecco spuntare allora l’antitaccheggio sulle bustine, mentre i produttori smettono di comunicare con i grossisti per evitare fughe di notizie.