Aipoly, l’applicazione che permette ai non vedenti di riconoscere gli oggetti
L’applicazione è in grado di guardare al posto nostro diventando gli occhi per chi non possiede la vista. Prende il nome di “Aipoly” e una volta scaricata sul proprio smartphone, basterà inquadrare un oggetto e lui sarà in grado di dirci cosa ci troviamo di fronte. Certamente è un servizio apprezzato dai non vedenti, per i quali sarà un valido aiuto nella vita di tutti i giorni: Aipoly analizza, riconosce e descrive le figure e la loro posizione, colori, ruolo e azioni, ad esempio se una persona sta correndo o sorridendo. In pochi secondi, chi non vede può, ad esempio, sapere quello che stanno indossando i suoi figli, riconoscere cartelli stradali, oggetti fuori portata, il prezzo di un vestito. Tutto senza l’assistenza di altre persone.
Il progetto è cominciato ad agosto del 2015 quando Marita Cheng, Simon Edwardsson e l'italiano Alberto Rizzoli, tre ragazzi poco più che ventenni, scoprirono l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per aiutare i non-vedenti a esplorare il mondo. Da quella scoperta nacque l’idea di Aipoly, sperimentata per la prima volta su una bottiglia d’acqua. Il programma, dopo qualche secondo d’attesa, rispose correttamente e per i ragazzi quello fu il primo passo verso un progetto più grande.
Borse di studio, riconoscimenti e i complimenti da parte di grandi nomi della Silicon Valley resero il loro sogno sempre più reale e infine, in partnership con la start-up Teradeep, svilupparono l’applicazione per smartphone “Aipoly Vision”.
Aipoly parla sei lingue differenti, tra cui anche l’italiano, e presto sarà in grado di riconoscere 5mila soggetti diversi. Lo scopo alla base del progetto resta quello di poter aiutare le persone non vedenti, per questo il programma è offerto gratuitamente a chiunque ne avesse bisogno.
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