Una 'sveglia' per i diritti civili
Dopo quasi venticinque anni di lotte, il 23 Gennaio anche l’Umbria si unirà alla mobilitazione nazionale indetta dalle associazioni Lgbt in tante piazze del paese, per raccontare l’uguaglianza e dare forza al traguardo della piena parità di diritti.
A dare la notizia è Gabriele Piazzoni, il segretario nazionale di Arcigay. “Da quando venerdì scorso abbiamo lanciato, assieme alle altre associazioni Lgbt nazionali, l’appello rivolto a Parlamento e Governo, una dopo l’altra hanno iniziato ad arrivare le adesioni”, ha dichiarato.
In piazza gli attivisti e le attiviste porteranno con sé orologi e sveglie per suonare concretamente la sveglia a un Paese che “attende da troppo tempo il riconoscimento dei diritti delle persone lgbt”. ”In queste ore – prosegue Piazzoni – apprendiamo dell’ulteriore slittamento in avanti della discussione in aula del ddl sulle unioni civili. Il 28 gennaio con occhi e orecchie ben aperti presidieremo il dibattito dell’aula: nessun passo indietro dovrà essere fatto rispetto all’attuale proposta di legge perché tanti sono i passi in avanti che il nostro Paese deve ancora compiere per tagliare il traguardo dell’uguaglianza” conclude Piazzoni.
Da Aosta fino a Palermo più di 40 le città coinvolte in questa mobilitazione nazionale
Forse si riuscirà, dopo 25 anni di lotte e proposte di legge, a riconoscere le unioni omosessuali.
Molte le associazioni e i gruppi che in Umbria che aderiranno all’appello lanciato da Omphalos Arcigay Arcilesbica, Esedomani Terni, Famiglie Arcobaleno Umbria e AGEDO Terni per la manifestazione che si terrà sabato 23 gennaio alle ore 15:30 a Perugia in Piazza Italia.
In Umbria la manifestazione chiederà anche l’approvazione della legge regionale contro l’omofobia, proposta di legge che contiene importanti norme per la prevenzione ed il superamento delle discriminazioni e delle violenze verso persone omosessuali e transessuali, attualmente in discussione presso al consiglio regionale.
Tramite la piattaforma della manifestazione le associazioni chiedono al Governo e al Parlamento di portare l'Italia tra i paesi civili facendo le leggi necessarie per tutelare ogni cittadino e cittadina del nostro paese.
Il disegno di legge Cirinnà è una legge, che media tra chi punta al matrimonio egualitario, introdotto da poco anche negli Usa, e chi crede che si debbano riconoscere diritti, tutele e responsabilità, differenziando l’istituto giuridico dal Matrimonio.
La legge riconoscerebbe le unioni civili per le sole coppie omosessuali garantendo diritti, tutele e responsabilità a loro ed ai figli, avuti spesso da precedenti relazioni eterosessuali.
Molte le discussioni per la stepchild adoption, una norma che offrirebbe a migliaia di bambini garanzie che oggi non possiedono; come molti erroneamente pensano, la legge non introduce l’adozione alle coppie omosessuali né parla di utero in affitto; permette semplicemente l’estensione della responsabilità genitoriale sul figlio del o della partner.
Le persone gay, lesbiche, bisessuali e transessuali non godono delle stesse opportunità degli altri cittadini italiani pur adempiendo a tutti i loro doveri di cittadini, uno fra tutti, il pagare le tasse.
Una discriminazione insopportabile priva di giustificazioni, l’obiettivo deve essere quello di far crescere i propri figli in un Paese in cui tutti abbiano gli stessi diritti ed i medesimi doveri.
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