Uso dei cookie

Questo sito non fa uso di cookie per la profilazione in prima persona.
Questo sito fa però uso di cookie tecnici. Questo sito utilizza inoltre embed di codice e servizi esterni. Nell'informativa estesa sono disponibili i link alle terze parti ove negare i cookies dei terzi che possono profilare se attivati dall'utente sul sito del terzo.
Procedendo nella navigazione o cliccando su "Accetto" si acconsente all'uso dei cookie.


Policy Accetto

A+ A- T+ T-

La Madonna della Cintola restaurata grazie al vino In evidenza

Scritto da 
0
La Madonna della Cintola restaurata grazie al vino

Il Sole 24 Ore dedica un articolo al restauro della tavola d'altare di Benozzo Gozzoli

Sarà presentato giovedì in Vaticano, il restauro della tavola d’altare intitolata «Madonna della Cintola» e dipinta nel 1450 a Montefalco (Perugia) da Benozzo Gozzoli. L’affresco, di proprietà (dal 1848) della Città del Vaticano sarà poi esposto dal 18 luglio prossimo e fino al 31 gennaio 2016 al Museo di San Francesco, a Montefalco, per poi fare il proprio ritorno in Vaticano. Il restauro dell'opera è durato 4 mesi e ha avuto un costo complessivo di circa 60mila euro coperti per oltre il 50% proprio dai viticoltori del Consorzio di tutela dei vini di Montefalco (Perugia) guidato da Amilcare Pambuffetti. Il finanziamento è avvenuto grazie a un contributo di circa un centesimo di euro a bottiglia (per un volume di 3,5 milioni di bottiglie) che è stato possibile istituire perché il progetto di restauro è rientrato tra le attività di promozione del Consorzio di tutela come previsto dal dlgs 61/2010. L’operazione ha coinvolto anche il Comune di Montefalco e il sindaco, Donatella Tesei. «Si tratta di un’iniziativa di grande importanza - spiega Marco Caprai, consigliere del Consorzio di Montefalco e titolare della Arnaldo Caprai, una delle vere e proprie griffe del Sagrantino di Montefalco - con la quale abbiamo voluto dare un nostro contri- buto per riportare al suo splendore un’opera nata a Montefalco e che, anche se non è più in Umbria da anni e appartiene al Vaticano, sentiamo come nostra». Ma soprattutto il coinvolgimento nel restauro di un’opera d’arte di un consorzio di produttori di vino è tutt’altro che causale. «Il messaggio che vogliamo promuovere – ha aggiunto Caprai – è che pochi altri prodotti possono vantare un legame con il proprio territorio profondo quanto il vino. Per questo riteniamo naturale il coinvolgimento dei viticoltori in un’operazione che, attraverso il recupero di un’opera d'arte, punta ad avere ricadute positive proprio sul territorio che il Sagrantino e l’affresco della Madonna della Cintola hanno in comune». Tuttavia, considerati i vincoli di carattere burocratico, per contribuire al restauro di un’opera d'arte non basta essere mossi da ottimi propositi. «Spesso si sente ripetere che l’Italia detiene circa il 70% del patrimonio artistico mondiale – dice ancora Caprai –. Ed è impensabile che lo Stato e le amministrazioni regionali possano da sole farsi carico di valorizzare le enormi potenzialità presenti in ogni angolo del Paese. È imprescindibile quindi favorire il coinvolgimento di soggetti privati attraverso una politica di incentivi fiscali alle donazioni sulla falsariga di quanto avviene negli Stati Uniti o in Germania. Altrimenti continueremo ad avere più opere d’arte accatastate negli scantinati dei musei che nelle aree aperte al pubblico».