Gino Sirci, ritratto di un vincente
Con la squadra sul tetto del mondo, il presidente della Sir si racconta tra vittorie, record e ambizioni
Testo: Andrea Pescari - Brano: “Mi hai capito o no?” - Guè
Foto: Sir Safety Perugia
Gino Sirci a cuore aperto. Quello che abbiamo raccolto da questo imprenditore con la passione per lo sport che lo ha portato a forgiare un vero e proprio miracolo sportivo è un racconto a 360° in cui il Patron della Sir Safety Susa Perugia ci racconta il suo mondo. Successi, traguardi, sogni realizzati e sogni da realizzare. Oltre al suo approccio sul percorso di una squadra che, partita dalla serie C, è finita sul tetto del Mondo.
Presidente, come commenta questa prima parte di stagione, fino ad oggi perfetta, della Sir Safety Susa Perugia?
Troppo bella e speriamo che continui. Sicuramente non sarà semplice proseguire a questi ritmi e dobbiamo riuscire a evitare cali e momenti bui, come successo l’anno scorso, ma quest’anno la squadra sembra molto più preparata. La stagione è molto lunga, gli avversari sono tanti e dobbiamo rimanere con i piedi per terra.
La Sir non ha mai avuto un inizio di stagione del genere, c’è stato un salto di mentalità?
L’allenatore è uno dei più meritevoli da questo punto di vista e poi la squadra sembra stare meglio, è in salute e con i nuovi innesti che funzionano alla perfezione. Inoltre, è chiaro che giochiamo meglio e si vede dalla palla che corre molto più veloce, e il nostro palleggiatore (Simone Giannelli ndr) ha i suoi meriti.
La vittoria della coppa del mondo che emozioni le ha fatto provare?
Verso il termine della gara proprio durante gli ultimi punti, ho ripensato ai nostri ultimi anni, ce lo siamo meritato. Siamo sempre stati ai vertici delle competizioni italiane ed europee e finalmente abbiamo coronato un sogno, era di nostro diritto vincere una coppa di questa caratura. È stata una vittoria voluta e pianificata, sono 5 anni che la nostra società pensa solo al successo.
“La vittoria della coppa del mondo? Ce lo siamo meritati. Abbiamo coronato un sogno”
Da presidente ha vinto tanti trofei, possiamo dire che il mondiale per club è quello più speciale?
Questo lo valuteremo con il tempo, vedendo gli effetti e il riverbero di questa grande vittoria. Sicuramente è una coppa molto importante a livello internazionale e “la botta è stata grossa”, come si dice da queste parti.
È stato davvero il giorno più bello della sua vita?
In quel momento sì (ride ndr), ma di giorni belli ce ne sono stati tanti. Diciamo che sicuramente è stato uno dei più belli della mia vita.
Quali sono gli obiettivi per questa stagione e per il futuro di questa squadra?
Noi vorremmo sempre vincere tutto, ma dobbiamo cercare di stare con i piedi per terra e pensare più al nostro gioco che ai trofei. L’importante è il come giochiamo e il come riuscire a durare nel tempo e a performare nel miglior modo possibile, con l’auspicio che il duro lavoro porti ancora trofei in futuro.
“Il segreto di questa squadra? Gestirla proprio come un’impresa: precisione negli impegni, gestione fiscale, buoni rapporti con gli sponsor, affidabilità e tutto il necessario per far sì che i dipendenti e i soci siano tranquilli”
Lei da patron della Sir ha vinto tutto, le manca solo una coppa...
Sì, quella ci serve (Champion League ndr) e speriamo che arrivi.
C’è una stagione in particolare che le è rimasta nel cuore?
Mi viene in mente il 2018, l’anno del triplete. Ma ciò che conta sono le stagioni del futuro, molto più importanti di quelle del passato.
Qual è il segreto di questa squadra, partita dalla Serie C e che oggi sta asfaltando record su record?
Due cose: la prima è il non auto-isolarsi, pensare e capire che questa squadra non è di nessuno in particolare ma di tutti; la seconda è gestire la squadra proprio come un’impresa: precisione negli impegni, gestione fiscale, buoni rapporti con gli sponsor, affidabilità e tutto il necessario per far sì che i dipendenti e i soci siano tranquilli.
“Mi vedo ancora per tanti anni patron di questa squadra. Sono molto convinto di poter dare ancora tanto a questa squadra”
C’è un giocatore della squadra con la quale ha un rapporto più speciale?
Negli anni passati si è instaurato un legame speciale con il nostro ex capitano, Aleksandar Atanasijevic. Tuttavia, io dico sempre che non bisogna innamorarsi né dei giocatori né degli allenatori, bisogna avere sempre un rapporto professionale, perché oggi ci sono e in un futuro non si sa.
Arriviamo al Palabarton, quanto è importante per i successi della squadra?
È molto importante, è la casa dei nostri tifosi che sono determinanti e con cui abbiamo un ottimo rapporto, a partire dai ‘capi’ dei Sirmaniaci. È fondamentale avere un palazzetto caloroso e caldo, ma allo stesso tempo voglio che sia anche corretto e sportivo. Adesso sono in corso i lavori per arrivare a 5.000 posti, speriamo che l’ampliamento sia pronto per l’inizio della prossima stagione.
Che poi lei è uno di loro...
Assolutamente, io mi devo divertire e non mi tiro mai indietro: se devo saltare salto, se devo esultare esulto e se voglio abbracciare le persone le abbraccio. Sono una persona che manifesta ciò che sente dentro.
Perché ha deciso di fondare questa squadra e quali erano i suoi obiettivi?
È nato l’interesse grazie a mio figlio che giocava nelle giovanili di Bastia. Inizialmente feci da sponsor alla prima squadra e poi divenni il presidente. Il primo obiettivo era divertirsi, poi, diventare protagonisti e così, passo dopo passo, categoria dopo categoria, siamo arrivati ai vertici della pallavolo, grazie a tanta ambizione e determinazione.
Se lo è mai chiesto: “Ma chi me l’ha fatto fare”?
Mai, me lo sarei chiesto se le cose fossero andate male... (ride ndr).
Ha mai praticato pallavolo?
No, però visto che a casa mia ho un campo da Beach Volley, in estate è capitato varie volte di fare qualche partita insieme ai miei soci e agli sponsor, per farci due risate.
Quali sono i suoi interessi fuori dal mondo della pallavolo?
Mi piace molto viaggiare, proprio oggi sono tornato dall’Africa insieme a mia moglie, Siamo stati in Zimbabwe, Botswana e Namibia, tra safari e parchi. Poi mi piace stare molto con gli amici e la famiglia. Tuttavia, la pallavolo porta via molto tempo alle mie giornate.
Dicono che lei sia una persona burbera, è d’accordo?
Burbero no, potrà sembrare ma è una parola inadeguata per descrivere la mia persona. Sono abbastanza impostato e, semplicemente, uno che quando deve prendere le cose sul serio lo fa.
Dal suo punto di vista: è più ciò che lei ha dato a questa squadra, o ciò che la squadra ha dato a lei?
Io ho dato tanto e lo dicono anche i presidenti delle nostre avversarie e gli addetti ai lavori. Poi, sono soddisfatto anche di ciò che questa squadra e questo sport hanno dato a me. Però devo dire che, molto spesso, ciò che mi ritorna dipende proprio dalle mie azioni e dalle intuizioni mie e dello staff.
Si vede ancora per tanti anni come patron di questa squadra?
Sì assolutamente. Non mi sono stufato e non ho mai pensato di farmi da parte, anzi sono molto convinto di poter dare ancora tanto a questa squadra.
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