A tu per tu con Cinzia Tardioli In evidenza
Testo: Angela Giorgi - Brano: “Just Like a Woman” - Bob Dylan
Un ruolo strategico nell’azienda di famiglia, un incarico di primo piano in Confindustria Umbria, una storia d’amore che si intreccia con il mondo dell’imprenditoria. A pochi mesi dall’elezione come Presidente del Gruppo Giovani Imprenditori, Cinzia Tardioli ci racconta la sua particolare esperienza, in cui business e vita sentimentale si incontrano.
Ci racconti il suo percorso professionale: dalla formazione al lavoro in azienda.
Mi sono laureata in Economia e Management Aziendale all’Università degli Studi di Perugia. Prima di entrare nell’azienda di famiglia ho voluto fare un’esperienza esterna in una multinazionale per quasi 4 anni. È stato un passaggio importante, che mi ha permesso di lavorare a stretto contatto con tanti imprenditori e apprendere sul campo delle pratiche che poi ho portato nell’azienda di famiglia. Da più di 5 anni sono impegnata nell’attività familiare: il mio ingresso in azienda ha permesso la riorganizzazione complessiva del business ed il completamento del passaggio generazionale. Oggi siamo un po’ più strutturati: questo ci ha dato la possibilità di affrontare con un’organizzazione più solida questo periodo critico.
Cosa si sente di dire all’imprese per incoraggiare l’uscita dall’emergenza sanitaria.
Il mio consiglio è avere sempre una visione di medio-lungo periodo. Nei momenti di crisi come quelli che stiamo affrontando si gettano le basi del cambiamento: è essenziale mantenere un approccio mentale aperto che consenta di intercettare le opportunità. È stato così per le guerre ed è così anche oggi. È il momento per iniziare a progettare un percorso in prospettiva futura e tenere un atteggiamento propositivo, di sviluppo. C’è tanto pessimismo e preoccupazioni comprensibili, dato che non si conoscono gli scenari futuri innanzitutto sul piano epidemiologico. Il mondo dell’impresa si preoccupa giustamente anche di nuovi possibili lockdown, che per le aziende segnerebbero una grande difficoltà e renderebbero il recupero ancora più difficile. Bisogna dare il massimo ed essere propositivi: il mio suggerimento è vedersi proiettati nel 2025 – 2030.
Quale visione dell’impresa propone per l’Umbria?
Fare impresa in Umbria è una sfida importante. La mia azienda esiste dalla seconda metà degli anni ’50 e da sempre ha deciso di investire su questo territorio. Oggi ci troviamo davanti a sfide importanti, che richiedono innanzitutto un potenziamento delle infrastrutture sia fisiche che digitali. Sono stati mesi molto difficili soprattutto per la situazione trasporti: noi non lavoriamo solo in Umbria, ma trasportiamo merci anche in nord Italia nelle principali acciaierie e il nostro ciclo di approvvigionamenti coinvolge tutto il centro Italia. Il fattore tempo dei trasporti sta incidendo in modo negativo: è il momento quindi di fare un ragionamento sul sistema delle infrastrutture. E parlo anche delle infrastrutture digitali: il lockdown ci ha insegnato l’importanza di connessioni efficienti. Io stessa ho riorganizzato il mio tempo in azienda: prima ero spesso impegnata fuori regione, oggi tutto è stato convertito su piattaforme digitali. Il mio suggerimento quindi è: diventiamo strategici sulle connessioni, potenziando il portafoglio di infrastrutture digitali della regione per essere competitivi e attrattivi. Abbiamo un territorio che può esser attrattivo per investimenti terzi, bisogna solo creare condizioni: le imprese vanno sostenute con processi di innovazione, a partire dalla crescita del capitale umano. In questo senso ci sono grandi potenzialità, anche grazie alla presenza sul territorio di istituzioni formative importanti. Tuttavia abbiamo problemi di mismatch tra offerta delle competenze e mondo del lavoro: tante competenze vanno fuori regione perché manca un coordinamento efficace, mentre molte professionalità che trovano occupazione sul nostro territorio vengono acquisite fuori. A monte deve essere costruito un dialogo tra industrie e università, anche per indirizzare percorsi formativi sui settori di maggiore interesse. ITS Umbria Academy, l’accademia tecnica biennale di alta formazione, per esempio, sta svolgendo un grande lavoro in questo senso, cercando di affermarsi come punto di incontro strategico tra imprese e formazione.
Quanto ha influito il percorso formativo nella sua crescita professionale?
Il percorso di studi è stato per me importantissimo. Oltre alla laurea magistrale, ho anche un’abilitazione come Dottore commercialista e revisore legale: un accreditamento che reputavo fondamentale per il mio ruolo di CFO in azienda. Mi sento quindi di dire ai giovani che la formazione è fondamentale: purtroppo, da questo punto di vista siamo agli ultimi posti in Europa e questo non possiamo permettercelo. Abbiamo un’università che è un’eccellenza, un’università storica. Le fondamenta ci sono, c’è una macchina funzionante e bisogna solo renderla efficiente.
Veniamo al suo impegno in Confindustria, tra presente e futuro.
Sono trascorsi solo pochi mesi da quando ho intrapreso questo percorso in cui raccolgo una bella eredità, quella di Ilaria Caporali, che ha fatto grande lavoro. Questo passaggio di consegne per me è uno stimolo per continuare a fare bene, apportando elementi di novità che ci legano ai tempi attuali. Siamo partiti con diversi progetti e ho la fortuna di avere una squadra molto preparata, dei Vice Presidenti motivati e un direttivo molto preparato. È una fortuna poter lavorare con persone su cui poter contare per costruire un bel triennio. Una delle priorità – su cui ho anche basato le mie linee programmatiche – è il tema della sostenibilità, prioritario in Italia e in Europa, che ci terrà impegnati nel prossimo futuro in modo molto attivo. Sostenibilità ed economia circolare sono anche il core business dell’azienda di famiglia: siamo il nesso di connessione tra il fine vita (il materiale destinato alla dismissione) e il recupero, facciamo economia circolare da tanto tempo. L’Italia è il paese europeo in cui si ricicla più materiale ferroso. È un primato bellissimo, invidiato da Francia e Germania che hanno impianti all’avanguardia ma non così efficienti, perché l’Italia è sempre stata povera di materie prime e ha sempre dovuto ingegnarsi. Vorrei anche dedicare grande attenzione al tema dell’education: le sedi di Confindustria – soprattutto nel settore giovani – prevedono spazi importanti per fare formazione, seguendo la stessa impostazione alla vita lavorativa. La formazione, soprattutto se svolta in ambito nazionale, permette di aumentare la competitività nel mondo dell’impresa. Ad esempio il progetto “Alta Scuola”, aperto a un candidato per regione, innesca un confronto con altri imprenditori da tutta Italia e prevede attività mirate per giovani provenienti da settori diversi. Un’esperienza eccezionale a cui ho partecipato e che sto riproponendo nel nostro gruppo giovani. Inoltre, abbiamo creato una delega ad hoc per la formazione legata alle start up e all’innovazione, temi di cui è fondamentale parlare oggi. Come giovani abbiamo anche la delega legata alla comunicazione, affinché il lavoro di Confindustria per il territorio sia adeguatamente comunicato. C’è poi il lavoro della Commissione post-Covid, costituta da imprenditori, che alla luce delle novità introdotte dai decreti, analizzano gli effetti e le criticità e avanzano proposte concrete dal mondo dell’imprenditoria. Infine, siamo in contatto con l’università per un progetto sulle filiere, che a breve sarà oggetto di raccolta dati. Siamo partiti da poco ma molto operativi.
Un impegno professionale che si intreccia anche con la vita privata: suo marito è infatti Riccardo Di Stefano, neo eletto presidente nazionale di Confindustria Giovani. Com’è vivere questo rapporto particolare, tra l’altro a distanza dato che Riccardo è di Palermo?
È una circostanza del tutto eccezionale, forse addirittura è la prima volta che capita. Riccardo è l’uomo delle prime volte: per la prima volta un presidente nazionale proviene dalla Sicilia ed è la prima volta che la procedura elettorale è stata svolta in modalità telematica. Io sono una delle tante deroghe alla normalità. Mi ritengo molto fortunata, perché gli impegni associativi spesso sono totalizzanti – soprattutto per il presidente nazionale – e richiedono preparazione massima e vicinanza al territorio, però parliamo la stessa lingua e riusciamo a sostenerci a vicenda e la vediamo come una ricchezza. Riusciamo a starci vicino anche in momenti che per altre persone sarebbero difficili da condividere.
Da giovane imprenditrice, con un ruolo di primo piano, qualche consiglio ai giovani – e alle giovani donne in primis – per conciliare vita privata e carriera?
Le donne hanno maggiori difficoltà, soprattutto con l’arrivo dei figli. Noi donne abbiamo però anche grandi capacità di multitasking e doti che ci danno la possibilità di conciliare adeguatamente entrambi i mondi. Il mio consiglio è sempre non arrendersi davanti alle difficoltà, non fare scelte dettate da situazioni di emergenza-. È importante non arrendersi perché abbiamo la grinta e la stoffa per ottenere risultati sia lavorativi sia familiari. Serve impegno e condivisione ed è importante non sacrificare la propria professionalità. In Confindustria incontro tante donne imprenditrici, anche con ruoli apicali, che sono madri e mi infondono tanto coraggio. Il loro esempio mi dà tanta forza.
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