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Grazia Cucco, Francescana irriverente In evidenza

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Opere ironiche e in certi casi anche sfrontate traggono ispirazione dalla formazione rigidamente cattolica dell’artista

Testo: Isabella Zaffarami - Brano: “Back to Black” - Amy Winehouse

AMATA DA MOGOL E ANCHE DA SGARBI, CON LA SUA “LA RICCHEZZA DEL MONDO” HA RAPPRESENTATO L’UMBRIA A EXPO MILANO 2015

Primogenita di ben nove figli, è nata e cresciuta ad Amelia a stretto contatto con la natura e con gli animali e frequentando assiduamente chiese e monasteri, suore e prelati. Un background di esperienze e formazione che influenza moltissimo le sue opere, ma che emerge in esse in modo tutt’altro che scontato, celebrativo od ossequioso. Anzi, in alcune delle sue creazioni Grazia Cucco supera il limite e non di stretta misura, sfociando nel sacrilego, pur senza sconfinare mai nel volgare. Presi di mira sono soprattutto proprio quei religiosi dai quali è dipesa la sua formazione cattolica giovanile, ma nelle intenzioni dell’artista non ci sono ostilità né rifiuto, tutt’altro. 

 La natura è un altro elemento fondamentale: piante e animali sono protagonisti della sua arte e della sua vita 

 

 


Molto spesso dipingo su tavole antiche francescane che riesco a reperire dai conventi che ancora frequento con assiduità e con gioia - racconta - Traggo inoltre grande ispirazione dai frati francescani e dal Francescanesimo in generale. Il mio intento è solo quello di fare ironia, di far ridere, e spesso accade anche con i religiosi ai quali mostro le mie creazioni”. 

A spiegare e riassumere in modo particolarmente efficace la sua arte è un episodio che le capitò da piccolissima. Aveva appena tre anni quando all’asilo fu punta da un insetto e alla suora che le chiese quale fosse la causa del gonfiore disegnò l’animaletto con così tanta bravura e precisione da permetterle immediatamente di riconoscerlo. Da quel momento tutti iniziarono a incoraggiarla e a spingerla a coltivare il suo talento e lei ha continuato ad approfondirlo, sempre e solo come autodidatta.




La svolta c’è stata nel 1991 grazie all’incontro con Mogol. Un incontro del tutto casuale, ad Amelia: il celebre autore la osserva a lungo mentre l’artista è al lavoro su un dipinto e ne rimane fortemente colpito, così nasce un forte legame di amicizia e anche di lavoro. 

Proprio in quel periodo Mogol stava per inaugurare il CET, Centro Europeo di Toscolano di Avigliano Umbro - la sua scuola per autori e musicisti - e sceglie la pittrice umbra come autrice delle opere da esporre in diversi ambienti della struttura. 

 

Tra allegorie e surrealtà quello di Grazia Cucco è un racconto verace e raffinato che sorprende, affascina e induce alla riflessione 





Qualche anno dopo, proprio a casa di Mogol, Grazia Cucco conosce anche Vittorio Sgarbi il quale resta a sua volta affascinato dal suo talento e dalle sue creazioni. 

Numerose opere di Grazia Cucco entrano a far parte della collezione personale del critico d’arte e sarà poi proprio Sgarbi a commissionare e a presentare il dipinto esposto, in rappresentanza della Regione Umbria, all’Expo di Milano 2015. 

La ricchezza del mondo”, così l’opera è stata chiamata da Mogol: un olio su tela potente e luminoso, dalle dimensioni imponenti, 3 metri per 2, in cui si manifesta l’alto livello pittorico dell’artista, la tecnica raffinata - nonostante sia stata appresa autonomamente - la straordinaria precisione e la cura del dettaglio, ma anche la rappresentazione di un mondo fantastico, surreale e fortemente allegorico, quel mondo interiore di Grazia Cucco in cui la pittrice sa far viaggiare chiunque osservi le sue creazioni.

Pubblicato in PM TopNews
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Isabella Zaffarami

Moglie e mamma, prova a fare anche la giornalista. Molto curiosa, abbastanza coraggiosa e un po’ capricciosa. È spesso in ritardo, ma solo perché odia aspettare. Ama il giallo, le margherite, il mare e il tiramisù. Un tempo amava dormire fino a tardi, oggi ama andare a letto presto. Ama la sua città, Todi. Ama le parole, quelle già scritte e quelle ancora da scrivere.