Uso dei cookie

Questo sito non fa uso di cookie per la profilazione in prima persona.
Questo sito fa però uso di cookie tecnici. Questo sito utilizza inoltre embed di codice e servizi esterni. Nell'informativa estesa sono disponibili i link alle terze parti ove negare i cookies dei terzi che possono profilare se attivati dall'utente sul sito del terzo.
Procedendo nella navigazione o cliccando su "Accetto" si acconsente all'uso dei cookie.


Policy Accetto

A+ A- T+ T-

The sound of silence: musica, eventi e discografia ai tempi del Coronavirus

Scritto da 
0
||
La crisi del settore musicale in Italia e in Umbria, tra dati e proposte
I primi a essere stati fermati e gli ultimi a ripartire. Fra i settori travolti dallo tsunami Coronavirus, uno dei più colpiti sembra essere quello musicale, in particolare il comparto degli eventi dal vivo. Puro intrattenimento? Bene non necessario? Le cifre danno un quadro diverso: secondo le stime di Assomusica, la perdita per il settore musicale si aggira sui 160 milioni, tra concerti e discografia. Per ora. Perché anche la stagione estiva ormai sembra a rischio: i cali previsti nel 2020 si attestano tra il 30 e il 50%.

(foto di apertura di Bartolomeo Rossi - Festival del Giornalismo)

 

I dati

«Fino al 3 aprile, data della fine dei primi provvedimenti, abbiamo calcolato che sono stati sospesi circa 3mila concerti: il 60% è stato riprogrammato, il 17% stato annullato, con una perdita di circa 40 milioni». Così Vincenzo Spera, Presidente Assomusica, in un’intervista ad Ansa. «Ma è chiaro che si andrà avanti e la stima, prendendo come riferimento fine maggio, è di 4.200 eventi saltati con una ulteriore perdita di altri 23 milioni, che porterà il totale a 63 milioni di perdite in poco più di due mesi per il solo settore del live». Un settore che muove mediamente in un anno 500 milioni: oltre alle perdite dirette, infatti, vanno calcolate anche quelle legate all'indotto, che possono essere stimate in non meno di 100 milioni di euro.

«Quest'anno rischiamo di avere introiti in meno per 100 milioni. Soffre anche lo streaming - nota il presidente di FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana), Enzo Mazza - in difficoltà a causa dell'assenza di nuove release, che solitamente fanno da traino agli ascolti, e della scarsa mobilità dei consumatori (secondo i dati IFPI, in Italia il 76% di chi ascolta musica lo fa in auto, e il 43% nel tragitto casa-lavoro)». La produzione italiana (che ha rappresentato l'87% degli album più venduti nel 2019, tra le percentuali di repertorio nazionale più elevata nel mondo) è quella che sta soffrendo di più. «Con sale di registrazione ferme, concerti e tour bloccati, l'impatto su tutta la filiera dei creativi, dei tecnici di studio e dei lavoratori del settore potrebbe essere devastante. Per molti segmenti si può pensare a un calo tra il 30% e il 50% a fine 2020».



Festival dei Due mondi 2016 - Jeff Mills

 

Cosa fare per agevolare la ripresa?

Arrivano da più fronti richieste e proposte per arginare i danni. Si richiama l’attenzione soprattutto alla fase di ripresa delle attività, con una focalizzazione su elementi fiscali: estensione del tax credit a tutte le opere, riduzione dell'IVA al 4% così come per l'editoria, allargamento della platea destinataria del bonus cultura. In discussione anche le regolamentazioni sulla sicurezza (che fanno riferimento all’articolo 100 del TULPS, risalente al periodo fascista) e le limitazioni sugli orari, i parametri di tutela previdenziale e l’accesso agli ammortizzatori sociali per i lavoratori del settore. In particolare, Paolo Fresu si è fatto promotore di #velesuoniamo, una petizione via Change.org indirizzata al Governo per l’apertura di un tavolo interministeriale tra MiBACT, Inps e Ministero del Lavoro per la revisione della materia giuslavoristica/previdenziale riferita ai lavoratori appartenenti al settore dello spettacolo.



Paolo Fresu

 

La situazione in Umbria

Mentre la Regione, in un confronto con i rappresentati del settore, stima la ripresa a luglio, anche in Umbria i festival iniziano a rivedere il calendario. Dopo che il Festival del Giornalismo, programmato in aprile, a inizio emergenza aveva già annunciato lo slittamento al 2021, le manifestazioni culturali dell’Umbria hanno progressivamente iniziato a fare i conti con rinvii, cancellazioni, rimodulazioni. Annullati tutti gli eventi imminenti della Fondazione Cucinelli, compreso il festival Villa Solomei (21, 26, 27 e 28 giugno 2020), così come il Trasimeno Music Festival (dal 27 giugno al 4 luglio 2020). Sembrano invece non mollare “giganti” come il Festival dei Due Mondi di Spoleto e Umbria Jazz. Se da un lato, UJ si è vista costretta a chiudere in anticipo la stagione del Jazz Club di Perugia, con l’annullamento dell’ultimo concerto del 30 aprile con Melissa Aldana (data che coincide con l’International Jazz Day), si riserva di decidere dopo Pasqua le sorti dell’edizione ‘Spring’, in programma a Terni a fine maggio. Sul festival estivo, a cui tutti guardano con trepidazione, si sono pronunciati in questi giorni Gian Luca Laurenzi (CDA della Fondazione Umbria Jazz) e Carlo Pagnotta, inossidabile direttore artistico del festival. Nessuna disdetta, al momento, da parte degli artisti: si lavora quindi per andare avanti verso l’edizione di luglio, con la riserva di valutare l’evolversi della situazione dopo Pasqua, prendendo in considerazione un “piano B” di recupero per i mesi successivi.

Quasi un colpo di coda, invece, quello del Festival di Spoleto, che il 22 marzo ha addirittura annunciato il cartellone degli spettacoli, in programma dal 26 giugno al 12 luglio. «Il cartellone è pronto ed è mio desiderio comunicarlo, in questo momento di grande angoscia per l’Italia e il mondo intero – ha dichiarato il direttore della manifestazione, Giorgio Ferrara – e spero che possa contribuire a risollevare qualche animo e a dimostrare che lo spettacolo e la cultura non si fermeranno mai».


Umbria Jazz 2019 foto di Andrea Adriani

 

 

 

Pubblicato in PM TopNews