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Minimetrò: il Fatto Quotidiano dice la sua In evidenza

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Minimetrò: il Fatto Quotidiano dice la sua

Secondo il quotidiano lo Stato la considera un'opera incompiuta

Eccesso di critica, seppure necessaria: questo è quello che si può dire di un articolo de Il Fatto Quotidiano – quotidiano indipendente che, in quanto tale, non va mai tanto per il sottile – che stavolta prende di mira il Minimetrò di Perugia.

Il Fatto ripercorre la storia del Minimetrò puntando tutto sui difetti e sull’eccesso di spesa: la fama mondiale dell’architetto Jean Nouvel (quindi, ben pagata), i mutui garantiti dal comune che si estingueranno nel 2036, i costi di costruzione, gestione, manutenzione, e varie opinioni da parti politiche ovviamente diverse da quella che amministrava la città all’epoca della costruzione (sindaco Renato Locchi, DS), quindi per forza di cose critiche.

Sui numeri non si può mentire: è tutto vero, la spesa è eccessiva, e gli utenti del Minimetrò se ne accorgono per primi, pagando un biglietto più caro della metro di Milano o Roma. Il costo totale dell’opera è di 103 milioni di euro, circa 32 in più della stima iniziale, ma questo purtroppo è il trend di tutte le grandi opere pubbliche di tutto il paese.

Nel 2014 per il servizio del Minimetrò sono stati pagati quasi 8 milioni di euro, come da contratto, cifra a cui si sommerà un forfait da stabilire, causato dai minori incassi; per il 2013, questo forfait è stato di 1 milione e 802mila euro. I costi di gestione e manutenzione del 2014 ammontano a 3 milioni e 820mila euro, una cifra che si prevede aumenterà nei prossimi cinque anni, fino a sforare i 4 milioni di euro.

Il problema del Minimetrò, come i perugini sanno bene, è che viene usato da meno della metà dei passeggeri previsti, che hanno portato minori incassi e quindi bloccato i lavori per la seconda tratta, tanto che il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti l’ha inserito nell’elenco delle opere incompiute.

Ora, forse questo è eccessivo, in quanto non stiamo parlando di una cattedrale nel deserto, o di un baraccone vuoto e fermo: il Minimetrò funziona, e in un’acropoli come Perugia è un’opera indubbiamente utile.

Piuttosto, la città oggi vive un problema di svuotamento del centro storico; se le attività del centro riprendessero come un tempo, il Minimetrò ne guadagnerebbe certamente in clienti, e a quel punto la vita del centro e il Minimetrò si aiuterebbero a vicenda, generando un circolo virtuoso. Inoltre, Perugia ha un più grave problema di inquinamento e polveri sottili, che durante l’anno toccano spesso livelli alti: piuttosto che invitare inutilmente la popolazione a camminare a piedi (in salita, e tra lo smog), occorre trovare mezzi di trasporto alternativi, efficienti e a zero emissioni. Nonostante i difetti elencati, il Minimetrò è senz’altro uno di questi.

Fermare del tutto il Minimetrò, come si auspica alla fine dell’articolo in questione, sarebbe un affossamento definitivo di un progetto senz’altro costoso, ma avveniristico e unico nel suo genere, la cui fine rappresenterebbe il colpo di grazia e il definitivo ritorno al passato di una città già provata da altri problemi. Desiderare che il Minimetrò fallisca, soltanto perché è partito male, sa tanto di autolesionismo.