Umbria Che Spacca, il dietro le quinte del festival In evidenza
Intervista ad Aimone del Roghers Staff
L'Umbria che Spacca è solo alla sua quarta edizione eppure è già percepito dai più come un festival “veterano”, solido, affidabile. Il Roghers Staff ha fatto e continua a fare un ottimo lavoro, quest'anno poi con il passaggio da mono a bi-palco assistiamo a un'evoluzione in positivo non da poco. Era già nei piani originari o si è trattato di una combinazione di eventi?
Prima di tutto grazie di questi complimenti, fanno davvero piacere! Per quanto riguarda la domanda: sin dall’inizio lo staff sognava di realizzare un festival europeo, uno di quei festival con più palchi, con più situazioni musicali anche molto diverse fra loro, dove ogni appassionato di musica, dall’ascoltatore dei Radio Birdman al fan di David Guetta, si sarebbe sentito a casa. Sotto questo punto di vista potrei quindi verosimilmente dire che questa attuale crescita strutturale era, se non prevista nei piani, almeno ipotizzata nelle nostre teste. Ci tengo però a sottolineare che quello che abbiamo realizzato quest’anno è soprattutto frutto del grande successo di pubblico del festival, cioè frutto di un fattore non valutabile a priori, non scontato. Dico così perché una partecipazione così elevata ci ha permesso, negli anni, di toccare gli angoli più remoti dell’Umbria, di incontrare moltissime band che hanno supportato a loro volta la causa e che l’hanno migliorata: senza tutto questo, questi due palchi sarebbero ancora vuoti.
La line-up è di tutto rispetto: i Punkreas sono tra i maggiori retaggi musicali della generazione target del festival, i Ministri ormai non hanno più bisogno di presentazioni e Calcutta è il fenomeno del momento. Indiscrezioni parlavano anche dei Tre Allegri Ragazzi Morti sul palco, raccontaci un po' come è nata ed evoluta la programmazione
Si, in principio avevamo chiamato anche i Tre Allegri ma non siamo riusciti a chiudere un accordo perché impegnati in tour in Sardegna e quindi impossibilitati negli spostamenti per il weekend del 1,2,3 Luglio. Sia loro che il resto della line up è stato collegialmente scelto dallo staff seguendo una logica che mettiamo ormai in pratica ogni anno: guardare le band italiane indipendenti in tour in estate, scegliere le più importanti e portarle a Perugia per mettere il loro pubblico a disposizione delle band spalla Umbre. Questo perché il fulcro del festival sono e saranno sempre proprio le eccellenze musicali del nostro territorio. Se ci fosse modo, il passo successivo sarebbe quello di chiamare band straniere, di spessore, in grado di slanciare il festival ancor più verso l’Europa ma questo è ancora un sogno un po’ lontano.
Quest'anno verranno anche allestiti dei workshop, uno al giorno per la precisione, che sono estremamente interessanti. Parlano di strumenti, di produzioni musicali e di giovani che tentano la scalata verso il mondo del lavoro: sono un po' un guanto che aderisce perfettamente alla struttura del festival. Com'è nata l'idea? Ci sarà un'area riservata o si terranno direttamente sui palchi?
Nei festival che frequentiamo in giro per il continente una delle cose che più ci colpisce è quella di poter vivere più esperienze, sia musicali che culturali in genere. È come se il posto dove si entra non fosse solo il luogo di un concerto ma una vera e propria miniera di attività culturali stimolanti. Partendo da questo concetto abbiamo quindi tentato di ricreare, nel nostro piccolo e con le nostre esigue disponibilità, la stessa identica cosa per il nostro festival: i workshop saranno infatti un’attività aggiuntiva, di settore, per coloro che non vogliono solo festa e musica ma anche conoscenza, competenze specifiche o magari semplici aneddoti riferiti al mondo del cinema, dell’artigianato, della lettura.
A questo proposito, non sono umbri ma ormai la loro presenza a Perugia è fissa: come avete coinvolto i The Pills?
Matteo, uno dei tre autori, è un caro amico e l’anno scorso è venuto ospite del festival.
Si è innamorato dello staff e del coinvolgimento emotivo che si respira all’interno del nostro gruppo organizzativo, quindi quest’anno ha chiamato anche gli altri due e ci ha chiesto di partecipare per supportare l’evento. Questa è una di quelle piccole cose che ci rende fieri del lavoro volontario che facciamo per noi, per la nostra città e per i molti musicisti e artisti di questa splendida regione lontana dal mare.
Per quanto riguarda invece i rapporti con le istituzioni? Il Comune di Perugia e la Regione Umbria sono collaboratori del festival, questo può far sperare, considerata anche la location meno in prossimità di abitazioni rispetto al San Francesco al Prato, in una maggiore “morbidezza” negli orari?
Sia comune che regione sono fortunatamente dalla nostra parte ma gli orari per gli eventi in centro a Perugia sono e saranno sempre quelli. Solo in pochi riescono a superare le 1 del mattino e quando questo accade è comunque solo per poco tempo. Per chi, come noi, vorrebbe musica, arte e giovani tutti i giorni nel centro della città è un bel problema ma capiamo che i residenti non possono smettere di lavorare per colpa nostra. Speriamo solo il pubblico capisca e venga sin dal primo pomeriggio.
Pienamente in linea con la filosofia dell'UCS -fare da vetrina per i numerosi artisti umbri che meritano un palco sul quale suonare- il primo luglio si terrà la finale di UniMusic e inoltre musicisti e band che svolgono la loro attività in Umbria potevano iscriversi al contest per suonare appunto al festival. Chi ha selezionato gli artisti che hanno partecipato al contest? Quando hai iniziato la tua carriera musicale c'erano opportunità del genere?
Per quanto riguarda Unimusic, gli artisti selezionati sono stati scelti dall’Adisu e dai membri della radio universitaria Radiophonica, partner dell’evento; nel caso del nostro contest invece sono stati scelti da tutto lo staff insieme.
Quello della scelta è un momento molto importante che facciamo tutti insieme: passiamo in rassegna oltre 100 band ogni anno, ascoltiamo tutti i loro pezzi e vediamo i loro video live, poi, in più passaggi, scremiamo fino ad ottenere una trentina di nomi papabili; è un lavoro molto lungo che prendiamo molto seriamente per non perdere nessuna opportunità e per rispetto di coloro che ci hanno dato fiducia iscrivendosi. Scegliamo le band in autonomia, senza votazioni popolari, perché non sopportiamo le politiche del “clicca mi piace” o del “chi ha più visualizzazioni passa” come criteri di scelta artistica.
Per quanto riguarda la mia esperienza, ricordo molto bene il mio primo concerto con i Fast Animals and Slow Kids ad Unimusic: ancora brucia dentro me quella super sconfitta al primo turno di selezioni. Adesso, a distanza di anni, devo però ammettere che ce lo meritavamo, suonavamo veramente male!
Ultima domanda, più personale. Tu Aimone, oltre ad essere il presidente dell’associazione Roghers Staff a capo dell'Umbria Che Spacca Festival, sei anche il frontman dei Fast Animals and Slow Kids. Come mai non firmate anche voi un workshop, o non salite sul palco? In fondo siete parte integrante e attivissima di questa Umbria che veramente Spacca!
Ecco, questa è una bella domanda quindi ti dirò la verità.
La verità, quella che non dovrei mai confessare, è che invidio ogni singola band che sale su quel palco. Vorrei suonare tantissimo all’Umbria che spacca perché credo non ci sia nulla di più bello che vedere la propria città ascoltare musica.
Al di là della verità c’è però la realtà e la realtà mi impone di non far nulla perché sarebbe intellettualmente scorretto: suonare con la tua band nel festival che anche tu organizzi sarebbe il classico esempio del “fai la festa e poi te la godi”. Non mi pare il caso, purtroppo.
Il mio ruolo in questo festival non sarà quindi sul palco ma sotto ad esso, voglio fare del mio meglio per dar risalto a band che meritano, così come altre band italiane hanno fatto con la mia quando ancora non avevamo un pubblico o un palco dove esibirci.
Per ulteriori informazioni su Umbria Che Spacca visita il sito www.umbriachespacca.it
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