Con l'Ilva di Taranto si chiude la stagione di Fontemaggiore In evidenza
Siamo seduti in una poltrona del Teatro Subasio di Spello. Siamo nello stabilimento più grande d’Europa, l’Ilva. È lì che ci porteranno gli attori del Teatro Crest di Taranto, teatro che ha la sua sede nel quartiere Tamburi, a due passi dalla fabbrica.
Venerdì 15 aprile alle ore 21.15 lo spettacolo “Capatosta”, necessario e potente, eppure amaramente ironico, chiude la stagione curata da Fontemaggiore Centro di Produzione Teatrale.
Due operai sul posto di lavoro. Il primo è un veterano, venti anni di servizio alle spalle e un carattere prepotente, di chi si è lavorato la vita ai fianchi e il poco che ha lo difende coi denti, compreso il suo piccolo desiderio: fuggire da Taranto, coi suoi figli, per non tornarci più. Il secondo è una matricola, un giovane di venticinque anni appena assunto nello stabilimento. I due potrebbero essere padre e figlio.
In questo stabilimento dal 1962 ci sono generazioni di operai che si avvicendano, si confrontano, si scontrano e si uniscono. I padri hanno fatto posto ai figli e ai nipoti senza che nulla sia intervenuto a modificare questo flusso di forza lavoro. Si sono tramandati saperi ed esperienze così come usi e abusi, leggi tacite e modi di fare. Sembra che in questo scenario nulla sia destinato a mutare, che i figli erediteranno fatica e privilegi dei padri. Ma è davvero così?
Racconta l’autore e attore dello spettacolo, Gaetano Coltella. “Sono andato a parlare con gli operai – racconta Coltella - Per giorni, settimane. Solo loro potevano restituire la dimensione del dramma, di quella frattura insanabile fra salute e lavoro che si sta vivendo in maniera sempre più violenta negli ultimi mesi. Solo così ho capito che il mondo operaio non è come lo vediamo in tv, quando scorrono quelle interviste in cui sono schierati di fronte alle telecamere con gli elmetti in testa e la faccia incazzata. Non è un blocco unico di coscienze allineate su una posizione. Ho trovato invece un universo pieno di uomini soli, spesso sbandati, che non sanno esattamente cosa fare né cosa sarà di loro, che non hanno punti di riferimento, che non conoscono i loro diritti e altri pronti a inventarne di nuovi; un universo profondamente lacerato da posizioni molto distanti, fra chi medita soluzioni, chi vendette, chi rancore, chi invece non se ne frega niente come non se n’è mai fregato. Chi pensa di scappare via, chi di lottare.
È da queste figure che sono nati i due personaggi di questa storia – conclude l’autore - Perché incarnano lo spirito di una comunità intera e, probabilmente, di tutta la nostra nazione lacerata fra l’indifferenza da un lato e la voglia di cambiare dall’altra”.
Per informazioni e prenotazioni: Fontemaggiore tel. 075 5286651 – 075 5289555
Teatro Subasio (il giorno dello spettacolo dalle ore 18) tel 0742 301689
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Articolo a cura di Elisa Piselli
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