Un giovane imprenditore libererà gli oceani dall’inquinamento In evidenza
Il colpo di genio è di Boyan Slat, ragazzo olandese di 20 anni, è semplice: sbarazzarsi di milioni di tonnellate di rifiuti di plastica che vagano con le correnti oceaniche.
Il ragazzo aveva 17 anni quando presentò, la sua invenzione per la prima volta al mondo. Una macchina “gigante” in grado di pulire gli oceani dalla plastica.
Una soluzione per salvare il pianeta, abbattendo costi e salvaguardando la natura ed il mondo era stato ad ascoltarlo donandogli più di due milioni di dollari in una campagna crowdfunding di grande successo.
Un budget che ha permesso a Boyan di sviluppare ancor di più il progetto e di allestire un team di esperti, molti dei quali giovani come lui, per metterlo in pratica.
Oggi ha 20 anni e ha fondato un’azienda, The Ocean Cleanup, per occuparsi della questione inquinamento oceani.
Dopo tre anni il sistema si è evoluto. È stato battezzato come “Ocean Cleanup Array” ed è costituito da un sistema di barriere galleggianti ancorate ai fondali. Sfruttando le correnti marine, queste strutture sono in grado di filtrare i rifiuti per poi raccoglierli in una piattaforma.
Un grande contenitore che sarà in grado di stivare una quantità di plastica mai catturata prima.
Le barriere che verranno progettate, occuperanno circa un chilometro e mezzo, senza danneggiare la fauna e la flora degli oceani; le prime saranno inaugurate nel 2016, nelle acque del Giappone.
Lo scopo sarà ancora più ambizioso, il giovane imprenditore olandese vuole coprire un’area di oltre cento chilometri entro il 2021; in questo modo si potrebbe pulire la maggior parte dell’Oceano Pacifico.
Attualmente si stima che ci siano, in giro per le acque della Terra, oltre 5,25 trilioni di pezzi di plastica. Una cifra spaventosa, di cui un terzo è concentrato è proprio nell’oceano pacifico.
Per colpa dell’inquinamento aziende che operano nei settori della pesca, della navigazione e del turismo, perdono 13 miliardi di dollari, per non parlare dei danni alla salute provocati dalla fauna marina che ingerisce materiali pericolosi, facendo aumentare il rischio tumorale per l’uomo.
Ma non le sorprese non sono finite qui, sono entrati a far parte della squadra del giovane imprenditore, anche alcuni scienziati con un compito preciso: studiare un modo per riciclare il materiale che le barriere andrebbero a raccogliere ,una quantità che, se fosse trasformata in energia, potrebbe portare benefici al mondo intero: «Forse ci vorranno dieci anni per trovare un modo funzionante» dice Boyan «Ma è un’altra sfida che vogliamo vincere».
Ce la farà?
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