#Tenyearschallenge: sfida persa In evidenza
Fino a dieci anni fa il diario era quella cosa bellissima che accoglieva le nostre riflessioni più intime e le nostre emozioni più inconfessabili e a rileggerlo, magari dopo qualche anno, ci regalava un racconto di noi stessi straordinariamente autentico. Ed era bellissimo anche perché era segreto e si nascondeva in fondo ai cassetti o si teneva sotto chiave per paura dell’invadenza di mamme e fratelli. Oggi i diari sono quelli dei nostri profili Facebook: immagini e pensieri filtrati e deformati dalla brama di Like e dalla paura di commenti negativi.
Dieci anni fa gli amici erano quelli con i quali uscivamo, dei quali ci fidavamo, ai quali volevamo davvero bene. E magari qualche volta ci litigavamo pure sì, e non erano di certo migliaia, ma quando avevamo bisogno di aiuto, quei pochi c’erano davvero e mai ci saremmo sognati di “bloccarli” o “rimuoverli”.
Dieci anni fa di sicuro non avremmo voluto aver a che fare con qualcosa di virale mentre oggi un contenuto si definisce virale quando ha grande successo, ma certe volte può essere comunque più pericoloso di una malattia infettiva.
Fino a dieci anni fa i filtri che ci tenevano tanto impegnati erano quelli delle sigarette fatte a mano e a riportarci alla mente i ricordi erano parole, luoghi, sapori e odori, di certo non algoritmi studiati in base a logiche di marketing.
Dieci anni fa i cinguettii erano solo quelli degli uccelli e quindi non erano mai scorretti, maleducati, offensivi o violenti.
E soprattutto, dieci anni fa, i cookie si mangiavano e basta e solo quando ne avevamo davvero voglia, e magari facevano pure ingrassare, ma oggi? Siamo costretti ad accettarli continuamente, decine di volte al giorno, e ad ingrassare non siamo noi, ma un sistema sempre più fagocitante e ambiguo.
Ci saremo pure divertiti col #tenyearschallenge, ma questa sfida ho come l’impressione che la stiamo perdendo alla grande.