Il gruppo è vita In evidenza
Telegram, per quelli di voi che non lo sanno e quindi hanno una vita brutta brutta brutta, è un'app gratuita di messaggistica che non fa schifo come Whatsapp.
FGFOTO era un baldo giovine di periferia che abitava in un posto lontano che nessuno conosceva e nessuno poteva raggiungere, ma era anche molto famoso su YouTube e Twitter e usava il suo potere di star per aggiungere gente a caso in gruppi a caso.
La prima sera sul gruppo fu un momento di totale delirio e di grasse risate, almeno fino al mattino dopo, quando trovai 3000 notifiche di disagio ad attendermi appena sveglia.
Col passare dei giorni e delle notti e dei pomeriggi e delle mattine, insomma avete capito, il gruppo diventò casa, un po' come la Barilla. Anzi no, come i mobili di IKEA, che non capisci mai come montarli perché le istruzioni sono in Svedese, ma quando ce la fai sei un po' felice. Ecco, il gruppo è diventato casa, mobili di IKEA e felicità. Perché ognuno di noi ha condiviso con tutti gli altri un piccolo pezzo di sé, come si fa con dei vecchi amici che non si conoscono tra di loro e non si sono mai visti. Proprio come nella vita di tutti i giorni, insomma.
Nel gruppo abbiamo parlato di vita, di felicità, di sesso, di amore, di amicizia, di Twitter e di Instagram. Abbiamo condiviso selfie, video, gifs, stickers, foto di tramonti a caso e foto di cibo. Abbiamo discusso, abbiamo riso, abbiamo cantato canzoni, abbiamo scritto storie e lanciato tormentoni estivi ed invernali, anzi no, quattro stagioni.
E come in ogni gruppo di amici, alcuni se ne sono andati, altri ci sono sempre stati e altri ancora non ci sono mai. Come in ogni gruppo di amici, ci sono quelli amati da tutti ma non farò nomi, Pierpaolo Episcopo, e quelli che si beccano tutti gli insulti, ma pieni d'amore, Mirko.
Alcuni di noi si sono visti davvero, a Roma, a Perugia, nel paese incantato di FGFOTO e in altre piazze italiane come un circo itinerante. Ci siamo selfati tutti, sempre nella stessa posa perché la posa è vita, come tutto il resto. Abbiamo giocato a “chi è il più logorroico?”, abbiamo riso, scherzato e camminato senza meta come metafora della vita.
Ed è qui che la storia finisce, o meglio inizia e poi continua. E ha anche una morale: siamo “i ggiovani che vivono la vita su internet e si isolano dal mondo reale sveglia è tutto un complotto!!!111!!”