Ventisei anni e il resto mancia In evidenza
E ai ventisei chi ci pensa? A un mese dal mio compleanno io, figlia degli anni '90, dei vestiti brutti brutti, delle Spice Girls e di Solletico, faccio un piccolo bilancio dei venticinque anni già trascorsi, perché un po' va di moda.
Ecco, come si fa un riassunto di venticinque anni di vita? Non sono poi tanti, ma figuriamoci se me li ricordo tutti. Direi che i primi cinque li possiamo saltare come una corda che, siamo onesti, chi se li ricorda i primi cinque anni di vita?
Del periodo delle elementari, invece, qualcosa ricordo. Sicuramente l'evento più divertente di quegli anni è stato quando mia nonna si è scordata di venirmi a prendere a scuola e io per la prima volta mi sono sentita sola, ma poi ho ritrovato la strada di casa. Come metafora della vita di tutte le vite.
Degli anni dell'adolescenza ricordo ben poco, è tutto un po' annebbiato e capisco di stare davvero invecchiando. Ma se non altro ricordo Harry Potter e quella maledetta delusione della lettera da Hogwarts che non arrivava mai. E Il Signore Degli Anelli, e quella brutta consapevolezza di non vivere nella Terra di Mezzo.
Poi sono arrivati i diciotto anni, gli esami di maturità, la patente, l'Università e tutte quelle fastidiose responsabilità che ti fanno capire di essere diventata grande, tuo malgrado. Dai vent'anni in poi, è stata tutta una salita verso qualcosa, ma non si sa bene cosa, in cima a una montagna che franava ogni tre per due. Anche questa è una metafora della vita.
E poi è stato tutto un viaggiare qua e là senza meta e senza destinazione come la canzone dei Sonohra. Fino ad ora. La mia strada non l'ho ancora trovata, e forse non la troverò mai, che nella vita non sono mai stata brava a trovare niente, ma sono dove voglio essere. Sono dove mi immaginavo un anno fa, e un po' il mio posto nel mondo l'ho trovato, anche se il mondo ancora non lo sa.
Gli auguri non me li faccio in anticipo che porta sfiga.