A me è successo di notte In evidenza
Mi stavo riparando dal freddo che quell’inverno martoriava il Paese e che ogni mattina faceva contare i morti tra quelli come me. Quella notte avevo finalmente trovato un tetto sotto il quale chiudere gli occhi.
Ero in città da pochi giorni e avevo letto di una villa abbandonata appena fuori il centro. Villa Palma, era questo il nome scritto sulle colonne del cancello che non è stato difficile oltrepassare. Non una villa qualsiasi, a giudicare dal giardino, dai soffitti affrescati e dallo stile, un tempo doveva esser stato un magnifico esempio di architettura rinascimentale e un edificio prestigioso, ma dallo stato in cui era ridotta doveva trattarsi di un tempo lontano: non era un caso che ne parlassero i giornali. Fu per questo che mi fermai. Perché anch’io un tempo ero stato un uomo diverso, uno abituato alle prime pagine, un uomo a cui il prestigio e le attenzioni non erano mai mancate. Mentre in quel momento, come la villa prigioniera dell’oblio, del degrado e di una natura che si stava selvaggiamente riappropriando di una ricchezza che fu, mi sentivo dilaniato dagli artigli di un destino che mi aveva rovinato. Da sette anni avevo perso tutto, ma ogni giorno lottavo per l’unica cosa che mi restava: la dignità. Quella notte sembrava che l’unica forma di vita tra le fredde mura della villa e le mie vene fossero i soffitti. Meravigliosi. Me li sono immaginati così: ai tempi del loro massimo splendore. Perché nel solo vederli alla luce della torcia gli occhi mi si sono riempiti di bellezza. La bellezza dell’arte, della storia, dell’ingegno. La bellezza che non si dimentica. E così che è successo. Cercando di cogliere tra quegli affreschi le trame giuste da seguire. Per immaginare storie e personaggi degni di accompagnarmi verso la fine. Per sfuggire al freddo che mi attanagliava dentro e fuori. Ho ancora un desiderio: che il mio ricordo non cada nell’oblio, come questa splendida villa abbandonata, che ormai da troppi anni accoglie segretamente i miei poveri resti.
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