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Il caso Cernicchi e l'autolesionismo del PD In evidenza

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Il caso Cernicchi e l'autolesionismo del PD

La gente si ribella e lancia una raccolta firme: già 1.000 in 72 ore

Incorreggibile. Più il PD cerca di affermare se stesso, vedi l'ultima legge elettorale regionale scritta per “regalare” alla coalizione vincitrice un premio di maggioranza senza soglia minima sulla quale già si allungano inquietanti ombre d'incostituzionalità, più le sue storiche, e peraltro schizofreniche, divisioni interne lo lacerano agli occhi dell'opinione pubblica, ai limiti dell'autolesionismo.
L'ultimo caso è quello della presunta esclusione di Andrea Cernicchi, ex assessore alla cultura della giunta Boccali, dalle prossime liste regionali. Un'esclusione decisa a tavolino sulla quale però si sta sollevando un'onda di protesta popolare e spontanea che i vertici del partito non avevano evidentemente previsto. Simpatizzanti del PD, estimatori di Cernicchi, elettori di sinistra estranei ai giochetti della politica hanno lanciato una raccolta firme per candidare l'ex assessore che è già diventata un caso. Più di 1000 firme raccolte in meno di 72 ore. Obiettivo dichiarato: le 3000 sottoscrizioni. A quel punto come potranno i vertici del PD, il “partito della gente e delle primarie”, ignorare un simile verdetto popolare? Come potrà la burattinaia Cardinali, dalle stanze del Senato romano, continuare a tessere trame a distanza senza tener conto del volere della gente?
E il bello è che in questo gioco di specchi deformanti che sono diventate le stanze del PD umbro dopo l'ascesa di Renzi (con ex Bersaniani trasformatisi in renziani di ferro, ex giovani turchi che si comportano come vecchi democristiani, ex democristiani che appoggiano ex comunisti, renziani storici che corrono in soccorso dei cuperliani) non vi è più alcuna coerenza neppure nello scacchiere delle correnti. Tanto che l'unica logica che sembra animare il dibattito, anzi la battaglia, è quella della poltrona.
In questo contesto, però, posta l'arroganza di un potere che in Umbria si sente intoccabile, come se la lezione di Perugia non fosse servita a niente, ha senso escludere un uomo come Andrea Cernicchi? E soprattutto escluderlo per la seconda volta, rischiando un nuovo autogol? Non dimentichiamo che se l'affermazione di Andrea Romizi a Perugia ha ragioni profonde da ricercarsi negli errori del suo predecessore e nelle capacità del nuovo primo cittadino, uno dei motivi che ha contribuito alla disfatta del PD è stata anche l'ostinazione di candidare il sindaco uscente quando il nome acclamato dalla base era proprio quello di Cernicchi.
Ma il PD, il partito della popolo, alle richieste del popolo continua a essere sordo, ostinandosi nel proprio percorso lastricato di tracotanza e masochismo.

E a rimetterci rischia di essere ancora una volta un politico quarantenne, che raccoglie consensi e piace alla gente. Forse troppo. In fondo anche l'invidia può lacerare un partito. Ma se poi a rimetterci, insieme a Cernicchi, sarà di nuovo il PD, non ci sarà più spazio per manovratori e strateghi. E a quel punto non servirebbero più raccoglitori di firme, ma solo raccoglitori di macerie.