Province e Comunità montane nel caos In evidenza
Ancora nessuna traccia dei settanta provinciali destinati ai Tribunali, così com’era stato programmato dalla giunta Marini: ad oggi c’è posto solo per 18 di loro, che potrebbero scendere addirittura a 9 in virtù di un cavillo che destinerebbe metà dello stipendio dei trasferiti alle Province.
A salvarsi dal taglio del personale della Provincia sarebbero solo gli agenti della polizia provinciale e gli addetti ai centri per l’impiego.
Per non parlare delle Comunità Montane, notizie da far girare la testa: secondo la proposta preadottata dalla Regione, 156 dipendenti dovranno essere “prestati” per tre mesi alle Province, in attesa che venga allestito il trasloco alle Unioni di Comuni. I 55 dipendenti delle stesse Comunità Montane destinati alla pensione entro il 2016, nel frattempo, dovrebbero rimanere dove sono.
E ancora, alle dipendenze dei commissari liquidatori che per chiudere bottega e vendere ciò che rimane avranno bisogno di un anno: questo il dettaglio che, all’interno del programma “pubblico impiego” presentato lo scorso 21 gennaio dall’assessore regionale Paparelli, convincerebbe meno i sindacati.
Non c’è fine al peggio, comunque: 15 i dipendenti della Comunità Montana del Trasimeno che rischiano di non percepire stipendio nei prossimi tre mesi, 120 i pensionamenti tra i provinciali confermati entro il 2016, altri 120 i trasferimenti alla Regione tra i dipendenti della Provincia addetti a urbanistica, rifiuti, cave, caccia, pesca e turismo.
Ma c’è speranza: entro il 2 febbraio, promettono le voci, dovrebbe essere approvato il nuovo assetto. Questo il volere della Giunta regionale, benché una perplessa Vanda Scarpelli (Cgil) non riesca a nascondere i suoi dubbi riguardo all’inefficienza di questo programma.